Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
Drammaticamente lezioso ma non privo di spunti di riflessione suggestivi. "Il Lamento sul Sentiro" è il primo film dell'affermato regista indiano Satyajit Ray, e considerato il fatto che sia la prima parabola dei due capitoli successivi narranti la crudezza del dramma della povertà nella forma più autentica locale. Una sensazione mi sussurra nell'orecchio, che con molta probabilità rimanga anche la migliore, e non so spiegarmi il perché.. Una famiglia poverissima del Bengala occidentale soffre di frequente la fame. Il padre di famiglia Harihar Roy (Kanu Banerjee), scrittore e poeta dilettante si guadagna da vivere come può, essendo l'unico membro della famiglia a racimolare qualche spiccio molto saltuariamente. La bella moglie Sarbajaya (karuna Banerjee) cresce i due figli nella più totale miseria. La primogenita Durga (Uma Dasgupta) non fa altro che renderle ancor più la vita difficile, in quanto spesso viene sorpresa dai vicini mentre ruba manghi dal loro frutteto per sfamare la vecchia zia Indir (Chunibala Devi). Diventata a tutti gli effetti un membro della famiglia, nonostante Sarbajaya minaccia costantemente l'anziana donna cercando di convincerla, senza riuscirci, a cercarsi un altra famiglia di parenti che possa accoglierla. Il secondo figlio è il piccolo e gracile Apu (Subir Banerjee), timido e curioso ragazzino. La partenza del padre per motivi lavorativi non farà che aggravare le condizioni di vita della famiglia, Harihan ha promesso alla moglie di sistemare le cose grazie al lavoro di pujari che forse otterrà, al suo ritorno assicura una vita più agiata per lei e i suoi figli, e la completa ristrutturazione della casa con i soldi guadagnati. Passano alcuni mesi ma Harihan tarda ad arrivare senza dare notizie e la stagione dei monsoni è alle porte.. Tristissima parabola d'autore neorealista, che descrive perfettamente le precarie condizioni di vita di una famiglia legata indissolubilmente alla ultra millenaria cultura indiana. Plasmata nel corso del tempo su le tipiche caste sociali. Potrei ipotizzare che tale sistematica cultura così negazionista nei confronti della meritocrazia, costituisca l'handicap centrale di un popolo per certi versi ancora arretratissimo e che porta con sé ancora tali conseguenze. Può anche darsi. Ma d'altro canto rappresenta una delle molte altre terribili sfaccettature odierne, che rispecchiano la realtà umana in tutta la sua disuguaglianza. Il cancro della povertà è tutt'oggi presente in molte parti del mondo come lo è sempre stato anche in passato. Beh, ripensandoci non ritengo giusto addossare tutta la colpa alla struttura politica del paese, e su questo presumo ci sia molto su cui discutere.
7/10
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