Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film
Quando spuntarono le prime informazioni sul nuovo progetto di Mamoru Oshii su riviste specializzate dell'epoca, non stavo nella pelle. Si raccontava di qualcosa di mai visto in animazione. Naturalmente le speranze di vedere tale meraviglia nei nostri cinema italiani era pura utopia. Clamorosamente fu selezionato alla Mostra di Venezia ma non se lo filò nessuno. Addirittura il regista Christophe Gans (Silent Hill), appassionato di anime giapponesi, uscì abbandonando la sala (semivuota) a metà film, disgustato! Potete capire come gli anime, nel 1995, non erano ben visti se non da una ristretta di attenti appassionati. Solo dopo Matrix dei fratelli Wachowski, che frullò mezzo cinema orientale, comprese le tecniche anche dei videogiochi (sempre giapponesi), l'attenzione si spostò verso quel mondo mentre Miyazaki lo sdoganò definitivamente vincendo l'oscar con La città incantata.
Non curante delle critiche, io, fui uno dei pochi, e forse l'unico nella mia città, ad ordinare la vhs - che ancora conservo - del film, uscita poco dopo (!) per la Polygram-video. Fu una visione devastante.
Ghost in the shell è cybergpunk allo stato puro, capolavoro immenso di cibernetica, che riflette e si domanda, filosofeggia, evoca, detta, fonde l'uomo e la macchina, la macchina e lo spirito.
Con una fredda fotografia blu che avvolge tutto, Oshii mostra personaggi tormentati, in particolare il maggiore Motoko Kusanagi, cyborg in crisi di identità, che indagherà su un hacker soprannominato Il burattinaio. Mamoru Oshii mostra una umanità venduta nel corpo alla tecnologia, e con il suo personaggio ci accompagna alla fusione anche dell'anima, del pensiero, verso un futuro, "nerissimo", un mondo nuovo "vasto e infinito". E non a caso l'ultima immaggine di Tokyo sembra il chip di un computer dove portersi perdere.
Straordinarie tante sequenze, da quella iniziale ai titoli di testa, dalla nascita del cyborg all'interrogatorio, dalla sequenza centrale, rallentata, alienante, senza dialoghi a quella della benedizione dell'Angelo Grabiele!
Ed ancora, come non citare quella che più di tutte mi provocò un brivido sulla schiena: la zoommata lentissima verso il "nuovo corpo", riflesso nello specchio.
Magnifica colonna sonora di Kenji Kawai, mai troppo lodato e che consiglio di recuperare in dvd - Kenji Kawai: Concert 2007 Cinema Symphony - tanto per farsi un'idea.
Vedere la versione originale, molto meglio della 2.0 ritoccata e uscita anni dopo. In bluray per Dynit, prendete l'edizione che comprende i due doppiaggi perchè anche quello vecchio, a parte qualche svista, merita.
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