Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Milano, 1983: una città frenetica fatta di volti, luoghi, traffico, lavoro, divertimento: le mille sfaccettature dell'umanità milanese.
1983. Ermanno Olmi torna a girare dopo una lunga pausa, necessaria per riprendersi da una malattia muscolare rara che nel frattempo lo aveva colpito. La Regione Lombardia, il Comune e la Provincia di Milano e la Rai commissionano a lui un'opera su Milano da affiancare agli analoghi film girati contemporaneamente da altri cineasti di qualità (fra i quali De Oliveira per Lisbona e Anghelopoulos per Atene) nel segno del documentario sulle grandi città europee. Peggio di così difficilmente sarebbe potuta andare alla Lombardia socialista: la visione umanista, romantica e incentrata sulle piccole cose di Olmi si scontra brutalmente con la prospettiva consumistica a oltranza, tronfia, propagandistica di un benessere basato su false immagini di lusso e spreco gaudente che i craxiani portavano avanti: possibile che nessuno in Regione, Provincia e Comune conoscesse Olmi? Pare proprio di sì. Fu così che Milano '83 divenne l'opera 'proibita' del regista, rifiutata dai suoi committenti e tuttora recuperabile solamente grazie al web, dopo lunghissimi decenni di insabbiamento vergognoso. Si tratta di un film olmiano al 100%, nel quale nessun commento esterno interrompe la vivacità spontanea delle scene ritratte dalla macchina da presa, che si muove con agilità e soprattutto curiosità fra le vie della città meneghina. La nebbia, il viavai, i bambini che giocano, i navigli, il lavoro, i locali: indubbiamente la Milano di questi settanta minuti scarsi di film è la Milano della realtà, con i suoi pregi e difetti, e la pellicola può definirsi senza dubbio riuscita nei suoi intenti. 6/10.
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