Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
Pur avendo visto i principali film di Mizoguchi, ho aspettato parecchi anni prima di vedere "La vendetta dei 47 ronin" perché intimorito dalla durata di 4 ore e dalla difficoltà intrinseca di aver impostato il film su scene dialogate più che sull'azione in se stessa. Il film, che ha una media voto molto alta sul sito, non è tra i più "commerciali" dell'autore e già alla sua uscita fu un insuccesso di pubblico in Giappone, fra l'altro anche perché non fu apprezzata la scelta del regista di non rappresentare la scena clou dell'attacco dei ronin al castello del loro nemico Kira, che viene data in ellissi con la lettura di un messaggio da parte di una serva. Tratto da un'opera teatrale di Seika Mayama, "Genroku chushingura" opera una geniale stilizzazione sui materiali di partenza, scegliendo di concentrarsi soprattutto sui preparativi dell'azione di vendetta dei ronin e sui dilemmi di coscienza di alcuni personaggi. La regia ha un movimento ampio e solenne, può contare su mezzi finanziari importanti per l'epoca e a livello formale spesso strappa l'applauso per la perfezione dei movimenti di macchina e l'efficacia nel ricorso al piano sequenza, essenziali nel catturare l'attenzione dello spettatore nonostante la deliberata rinuncia alle scene d'azione (l'attacco di Asano a Kira all'inizio è risolto con una prima scena fulminea per quanto è breve). Resta il dilemma a livello ideologico se il film appoggi una mentalità retriva che arriva ad esaltare un concetto di onore ormai superato che nel finale spinge i samurai al suicidio, dilemma che ha attirato molte critiche di ambiguità ideologica a Mizoguchi, ma sinceramente non me la sento di farlo pesare come un difetto perché su questa storia, famosissima in Giappone e che ha avuto molte altre trasposizioni cinematografiche, non era possibile operare una critica che distogliesse da quel tipo di contenuti, in un momento in cui il Giappone era praticamente entrato in guerra, perché avrebbe significato snaturare i contenuti ormai leggendari dell'azione dei ronin, che naturalmente visti con occhi moderni possono apparire anche anacronistici. Fra le scene più belle e più toccanti emotivamente la supplica di Omino ad Oishi per poter vedere un'ultima volta il suo promesso sposo, anche lui destinato a commettere seppuku. 4 ore totali sono tante, ma non pesano grazie a una regia ispirata che a quanto pare non manca di incantare anche gli spettatori odierni, visti i numerosi 5 stelle sul sito.
Voto 9/10
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