Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
La sete di vendetta oltre il rigido codice comportamentale.Bisogna ancora una volta ringraziare il meritorio lavoro di Ghezzi che ha permesso di riscoprire questo film e il cinema di Mizoguchi.Si parla del Giappone agli albori del 1700.Società feudale ancorata a rituali mutuati dal passato.Un ricco feudatario attacca un altro notabile che lo ha insultato nella dimora dello shogun e viene condannato all'harakiri(in realtà è per lui un onore), gli viene espropriato il castello nonchè le sue ricchezze e il feudo di sua competenza mentre chi lo aveva insultato non sarà punito.I samurai del signore punito sono ora senza padrone(ronin) ma alcuni di loro si riuniscono per perpetrare la vendetta nel nome del loro padrone.Il film di Mozoguchi è un film di rituali:chi non li rispetta infrange delle sacre regole e deve essere punito anche oltre ogni ragionevolezza.Questo quello che succede ad Asano(il feudatario punito),alle mogli dei samurai che vengono lasciate o inviate nelle case natie dividendo in un sol attimo il percorso di una vita(e le donne accettano senza far vedere nulla nonostante siano devastate da un dolore lancinante).I samurai senza padrone che vogliono vendicarsi e che riescono nell'intento sono a questo punto dei pericolosi eversivi nonostante sia dal regista esaltata la loro totale devozione alla figura del loro signore,dando risalto anche al difficile equilibrio tra volontà di vendetta e opportunutà politica,soprattutto di fronte alla pubblica opinione.E'un film impegnativo che si avvicina quasi alle quattro ore di durata ma è sicuramente molto istruttivo per l'incisiva descrizione che fa del mondo dei samurai e delle leggi che lo regolano.E'un film di parola,l'azione viene lasciata costantemente fuori campo,la cinepresa si muove in maniera molto parca come adeguandosi al lento fluire delle vicende.E'naturalmente privilegiato il pianosequenza ideale per inquadrare degli ambienti organizzati così geometricamente come gli interni scarni delle varie stanze oppure ,a distanza, l'interno del castello con tutto quello che accade.E ci sono sequenze di intensità emotiva altissima che vengono raffreddate proprio dalla totale aderenza del samurai alle leggi del proprio mondo e dalla distanza del narratore.Da questo punto di vista è esemplificativo il finale in cui i 47 ronin,perpetrata la vendetta vengono chiamati per l'harakiri in un atmosfera totalmente asettica,non rassegnata tutti partecipano al rituale, vanno incontro alla morte e sembrano quasi soddisfatti di morire dopo aver vendicato il proprio padrone.E qui ci vuole una piccola chiosa storica:ho letto che Mizoguchi aderì totalmente alle ideologie del regime nipponico dell'epoca il quale dal canto suo strumentalizzò questo film quasi come teorizzazione del sacrificio estremo per l'onore della patria.E visti i tempi di guerra in cui si viveva all'epoca questo film venne più o meno trattato come un film di propaganda di regime...Onestamente credo che un film di questa magnificenza e complessità sia qualcosa di più che un semplice libello propagandistico....
privilegiato l'uso del piano sequenza.L'azione viene lasciata totalmente fuori campo
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