Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film
Gustave "Gu" Minda riesce ad evadere dal carcere . Grazie all'aiuto degli amici di sempre sfugge alla polizia che lo sta braccando. Fino a quando ,dopo un ultima rapina che dovrebbe permettergli di espatriare con un bel malloppo in tasca,è ingannato dal suo stesso modus operandi,sempre uguale a quindici anni di distanza. Melville costruisce un meccanismo a orologeria che rasenta la perfezione. L'equibrio tra silenzi e azione,gli attori che sembrano nati per la parte, dove giganteggia un Lino "Gu" Ventura strepitoso,la sindrome del sospetto che aleggia in ogni dove,la preparazione del colpo della vita e poliziotti umani e compromessi col malaffare insieme danno corpo e anima a questo capolavoro del polar e rappresentano gli ingredienti tipici del cinema di Melville funzionali a un discorso che,ben lungi dallo scadere in facili moralismi, tende a considerare il male come corollario di possibilita' esistenziali. La maturita' del cinema di Melville ( come di un Peckinpah) sta nel portarti a non giudicare,a non prendere facili posizioni,ma a capire la natura di un male che ha sempre le facce inflessibili di perfetti disillusi. I personaggi di Melville sono cattivi ma mai carogne. Minda,come Costello,segue un codice comportamentale rispettoso delle regole del gioco. Uccidono per senso del dovere, quando gli altri barano,quando sono braccati,quando,come nel selvaggio west,sparare per secondo significa morire. Piu' che vivere sopravvivono sempre intenti a guardarsi le spalle. Ma la malavita ti sceglie o la scegli? Intanto i personaggi di Melville non sembrano saper fare altro,per la naturalezza con cui si muovono e per il solo tipo d'autore che conoscono e frequentano. E a queste condizioni sono disposti a pagarne caro il prezzo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta