Regia di Joseph Losey vedi scheda film
Bellissimo film, antimilitarista, antibellico, antiretorico, antispettacolare. Ma anti a parte, è un film etico e recitato come Dio comanda.
Il lieto fine non è di questo mondo, specialmente durante l'immane macello della Grande Guerra che, oltre tutto, non servì ad impedire un'altra e più terribile strage trent'anni dopo. Però sono opere come questa, nate probabilmente sul fango (e quanto) dell'esperienza, che fanno maturare un sentimento d'avversità nei confronti della guerra. Che è terribile anche quando gli spari sono un'eco abbastanza lontana e i nemici più terribili sono i ratti e gli ufficiali superiori.
Nel film, che non risente troppo della sua origine teatrale, non mancano episodi grotteschi, come il processo al ratto catturato nella carcassa del cavallo. La sua sorte prefigura quella del povero soldato Hamp e, purtroppo, anche quella dei suoi commilitoni, destinati a identica fine anche senza essere stati giudicati disertori.
Il film è illuminato da una grande recitazione, mai gratuitamente sopra le righe, di tutto il cast nel quale spiccano, ed era ovvio, Tom Courtenay, il volto per antonomasia del free cinema inglese, e il grande Dirk Bogarde, reduce dal "Servo", sempre del transfuga americano Losey.
A Paschendaele, durante la prima guerra mondiale, un soldato semplice inglese è imprigionato per diserzione in attesa del processo. Un capitano è incaricato della sua difesa di fronte alla corte marziale: all'inizio accetta l'incarico come una seccatura, ma approfondita la conoscenza con il giovane milite e riscontrata la sua ingenuità che lo ha portato non a disertare, ma ad allontanarsi dal fronte per non sentire le cannonate dopo aver visto i suoi commilitoni morire uno dopo l'altro, il capitano si appassiona alla difesa del poveraccio, dalla cui esperienza trae dubbi sull'assurdità della guerra e sull'ingiustizia dei codici militari.
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