Regia di Masaki Kobayashi vedi scheda film
Harakiri è un film straordinario, in cui ogni elemento visivo, ogni scelta registica riesce con grandissima classe a intensificare la drammaticità della storia. Zoom rapidissimi sui personaggi, brevi carrelate negli interni, primi piani impeccabili, campi e controcampi, immagini studiate nei minimi dettagli che riescono a caricare di significato ogni frammento dei lunghi dialoghi. Si inizia con passi determinati ma sofferti del ronin protagonista, l'uomo che sta guardando in faccia l'eternità, si finisce con uno scontro campale che come se ce ne fosse ancora bisogno, mette in luce un onore che è solo di facciata, tutta l'ipocrisia della tradizione. Il film di Kobayashi è ambientato all'inizio dello Shogunato Tokugawa ma non per questo dobbiamo pensare che racconta la storia di uomini diversi da quelli di oggi, il bushido non esiste più, i samurai neanche ma gli umani sono e restano fragili, oggi, nel 1630, sempre. Harakiri esalta il lato più fragile e sincero dei sentimenti umani e lo mette i contrasto con l'ipocrisia eterna, la volontà dei potenti di governare con la paura e di coprire i propri fallimenti. Qui emerge in tutta la sua potenza il sempiterno dilemma "meglio essere temuti o rispettati?".
Se le tradizioni costringono a laccare d'oro lo sterco, allora è necessario lasciarle andare.
Il vostro prezioso "Onore" sapete dove ficcarvelo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta