Regia di Masaki Kobayashi vedi scheda film
Uno dei titoli classici riguardo il cinema sui samurai, rifatto recentemente da Takashi Miike con ICHIMEI DEATH OF SAMURAI che ne ripercorre abbastanza fedelmente gli avvenimenti. La storia si svolge nel Giappone del 1630, quando a causa di un periodo di pace forzata molti samurai restarono senza padrone ritrovandosi in condizioni di estrema povertà. In tale contensto, il ronin Hanshiro Tsugumo si presenta davanti al potente signore della casata Ily per chiedere un onorevole Harakiri secondo la tradizione. In seguito a frequenti episodi simili, nei quali diversi samurai decaduti fingevano di volersi suicidare nella speranza di ottenere un po' di elemosina, l'intende del posto Kajeu tenta di dissuadere il ronin raccontandogli la storia di Motomoe. Costui era un giovane samurai, anch'esso finito in disgrazia, che si era presentato per chiedere di suicidarsi quando in realtà cercava solo di ricevere qualche soldo. Per punizione, il malcapitato venne costretto a compiere un terribile Harakiri usando la sua spada di bamboo. Tsugumo in realtà ben conosce la storia di Motomoe e i suoi drammi famigliari che lo avevano spinto a compiere tale azione disonorevole e a dover vendere la sua spada. Costui, è infatti il genero e padre adottivo del samurai e il suo vero intento è quello di compiere una vendetta simbolica... Paragonare questo film al rifacimento di Miike è sicuramente inopportuno dal momento che ci sono ben 50 anni di differenza, ma è chiaro che il remake risulta più piacevole da guardare a seguito delle varipointe scenografie, di un cast migliore e di un ritmo un po' più sostenuto. In compenso però qui il finale mi è parso forse più indovinato, seppur le coereografie dei combattimenti lascino alquanto a desiderare. Il film viene poi rovinato in gran parte dal bianco e nero, il quale sarebbe poi sparito negli anni immediatamente seguenti. Alcuni degli sfondi che si notano in certe inqudrature, avrebbero infatti usufruito di una maggior presa emotiva se non privati dei loro colori naturali. Tuttavia la trama è molto interessante e, tenendo anche conto dell'anno di produzione, non viene sviluppata male mostrando atmosfere dramamtiche di notevole intensità. L'approccio qui è piuttosto vicino alle pellicole di Kurosawa, mentre personalmente preferisco uno stile più vicino ai film ad esempio di Zatoichi, nei quali veniva dato maggior risalto ai duelli di spada che qui mancano del tutto se non nel finale. La lunga durata trascorre comunque abbastanza velocemente grazie al crescendo di tenzione drammatica che riesce ad esse instaurato, seppur con recitazioni a volte sopra le righe e alcuni cali di ritmo. Poteva essere ancora più riuscito, ma conserva ugualmente un certo fascino nonstante il remake molto più moderno. Se interessa il genere è di certo un titolo importante
Non male, ma la espressività nello sguardo di Ebizo Khikawa nel remake aveva qualcosa in più
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