Regia di Masaki Kobayashi vedi scheda film
"Harakiri" è un capolavoro, per la forza delle immagini in bianco e nero e per la tensione morale che pervade tutto il film, lento ma assolutamente non noioso per più di due ore, fino all'esplosione di violenza finale, quando non ci risparmia fiotti di sangue e particolari cruenti. Figlio del cinema tradizionale giapponese (Kurosawa, Ozu, Mizoguchi), debitore anche del cinema western americano (soprattutto il duello tra Hanshiro e Omodaka) e portatore di un nuovo umanesimo - fratello in questo del cinema giapponese postbellico alla Kon Ichikawa - che rivitalizzi le antiche regole dell'onore con sentimenti di umana pietà, Harakiri è insieme un prodotto maturo, un film profondamente moderno e, nonostante i 43 anni trascorsi dalla sua uscita, addirittura attuale, se si pensa alla versione di comodo dei fatti che l'Onorevole Primogenito ordina che sia data per evitare scandali (qualche somiglianza con il rapporto americano sull'omicidio Calipari?).
Eccellente: insieme a Rentaro Mikuni sostiene una serie impressionante di primi piani.
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