Regia di Hou Hsiao-hsien vedi scheda film
Dopo aver diretto un episodio del film collettivo The Sandwich Man, il regista taiwanese Hou Hsiao-hsien dirige il suo primo film d'autore, The Boys from Fengkuei, considerato da alcuni il film-manifesto del Nuovo Cinema taiwanese. Questo film ha tutte le caratteristiche di questa ondata: inquadrature larghe, narrazione lenta, attori poco noti e tendenza ad evitare il lieto fine.
Il film parla di questi "boys from Fengkuei", che passano le loro giornate a bighellonare e a menare le mani. Un giorno, stufi di prende pugni sugli zigomi tutto il giorno, decidono di trasferirsi dal loro paesino alla città portuale Kaohsiung. Da qua comincerà un viaggio interiore che li porterà a diventare adulti.
Il film può essere adatto agli amanti del cinema realista, a cui lo stesso Hou fa chiaramente omaggio citando Luchino Visconti. A me personalmente questa prima prova autoriale di Hou ha annoiato parecchio. Il percorso del protagonista prende forma solamente verso la fine, specialmente grazie al lutto, ammazzando il ritmo. Il peggior difetto è la mancanza di poetica, che non è dettata da incapacità dell'autore, perchè lui stesso ce ne regala degli spunti. Il punto più alto del film è la visione/flashback in cui il protagonista rivede suo padre e se stesso da piccolo. In questa scena si vedono due persone che non ci sono più, il padre morto e il se stesso di una volta, rendendo esplicito il cambiamento. In confronto al lutto il discorso sul lavoro e sulle donne perde di mordente.
Concludendo, un film dagli intenti lodevoli ma - secondo me - dallo svolgimento altalenante.
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