Regia di Jean Epstein vedi scheda film
La migliore, in assoluto, trasposizione cinematografica del celebre racconto di Edgar Allan Poe, diretta avanti lettera, ma in anticipo anche e soprattutto per tecnica, dall'ispirato regista francese Jean Epstein.
Allan (Charles Lamy) riceve un invito dall'amico Roderick (Jean Debucourt), ultimo discendente della casata degli Usher. Dopo essersi messo in viaggio, Allan raggiunge il diroccato maniero dove Roderick vive in un clima di malinconica e triste atmosfera, assieme alla moglie Madeline (Marguerite Gance), alla quale dedica un personale ritratto in continuo aggiornamento. Via via che la copia dipinta sembra assumere un aspetto vivente, Madeline peggiora di salute sino al punto di crollare a terra, apparentemente morta. Nonostante Roderick si opponga, il dottore che ne certifica il decesso predispone per la sepoltura nella cripta di famiglia. Dopo uno straziante funerale, Roderick sempre più perso e allucinato, si convince che Madeline sia stata rinchiusa nella tomba ancora viva. Una terribile notte, durante la quale la natura si scatena con un violento fortunale, la bara di Madeline cade nella cripta liberando la donna che, in effetti, è ancora viva...
"Quello che egli voleva - ha spiegato lo stesso Epstein - non era fare film in cui non accade nulla, ma film in cui accade poco; opere in cui 'l'assenza di un soggetto permettesse alla realtà di liberare tutto il suo potere di mistero e di latente simbolismo'. La sua Chute de la maison Usher, non c'è dubbio, è uno dei pochi tributi cinematografici a Edgar Allan Poe che realmente contino."
(Siegbert S. Prawer)
Magistrale gotico ispirato a più racconti di Edgar Allan Poe, principalmente The fall of the house of Usher, ma con non indifferenti suggestioni prelevate anche da The oval portrait e, marginalmente, persino da Ligeia. Sceneggiato dallo stesso regista (Jean Epstein), La caduta della casa Usher è il primo e fondamentale adattamento a lungometraggio del celebre racconto di Poe, un capolavoro angosciante che sconcerta la ragione e sfida la logica, con taglio quasi sacrale, arrivando a sfiorare per la spiazzante messa in scena, il mysterium tremendum et fascinans. Al tema drammatico della perdita, Epstein affianca quello del doppio, una variante occulta (intesa in senso numinoso, come mistero che ispira timore) della "vita a metà", già brillantemente trattata nell'esemplare proto-espressionista Lo studente di Praga (Stellan Rye, 1913). L'ispirato regista sorpassa le limitazioni del muto con una tecnica di ripresa stupefacente, che anticipa di oltre cinquant'anni Sam Raimi e il suo Evil dead (La casa, 1982): carrellate, sovrimpressioni, ralenty, panoramiche, punti macchina sbilenchi, inusuali, soggettive a diverse velocità con riprese vertiginose dal basso verso l'alto (durante il trasporto della cassa), creano una spirale di simboli e analogie che contribuisce ad annullare la concezione dello spazio e del tempo, mutando queste due dimensioni in entità mentali, con conseguente annichilimento della realtà. In casa Usher, secondo la brillante interpretazione di Epstein, la vita muore e la morte vive. Da segnalare che, nel ruolo di aiuto regista, figura Luis Buñuel, autore l'anno seguente di un titolo (Un chien andalou) che sembra avere subito, non poco, l'influsso delle soluzioni formali adottate da Epstein in questa circostanza.
Parola di Jean Epstein [1]
"Preparando un film tratto da Poe, il primo proposito che ci si prefigge è di sviluppare una tecnica immensa e particolare. Elaborata questa, cercando di orientare le immagini, ci si rende conto che, anche nel caso di Poe, oggi la tecnica può consistere quasi esclusivamente nei rapporti che le immagini hanno tra loro. La fotografia che tanto vantiamo diventa nemica del cinematografo. Sarebbe inaudito che uno scrittore sacrificasse il suo stile alla calligrafia (...)
La scrittura di un film tratto da Poe non può che essere molto semplice. Egli stesso scrive: 'Esistono, senza alcun dubbio, combinazioni di oggetti molto semplici e naturali che hanno il potere di commuoverci.' (...)
L'orrore in Poe scaturisce più dai vivi che dai morti, e la morte stessa è una sorte di incantesimo. La vita e la morte hanno la stessa sostanza, la stessa fragilità. Come la vita all'improvviso si spezza, così la morte si disfa. Tutti questi morti sono morti solo un pò. Madeline e Roderick sentono che stanno per morire, come noi sentiamo quando stiamo per cedere al sonno. Poi Roderick coglie i rumori sull'orlo della tomba, come noi ci appostiamo alla porta di una stanza attendendo che un ospite notturno e stanco si risvegli. Il mistero sta dove si crea quell'equilibrio che un'anima mostra talora nella vita, talora nella morte. Pensiamo ai diversi stati che la materia può assumere. La casa Usher entra nella sua luce cinerea. Non vi è niente di orribile. E cosa c'è di morboso? Forse quella conoscenza della morte che vorremmo vera? O quella visione profonda, quella sensibilità sottile, come quella del medium o del poeta, della madre per il figlio, dell'amante per l'altro, quella trasparenza delle tombe?"
Curiosità [2]
"La rappresentazione della figura di Madeline si ispira all'iconografia femminile dei quadri di gusto preraffaellita di Dante Gabriele Rossetti, mentre i paesaggi esterni evocano l'immobilità inquietante dei dipinti dei simbolisti Moreau e Borne-Jones, tutti in linea con la poetica di Epstein secondo cui 'un'arte non simbolica non è arte'."
Critica [3]
"Il film di Epstein per quanto 'd'arte' e non di genere, anticipa molti elementi del cinema futuro ispirato a Poe: il viaggiatore verso una casa spaventosa, la sepoltura prematura e i ritorni dalla morte, il dipinto ferale. Né mancano gli omaggi ad altri racconti di Poe: si scorge una lapide con la scritta 'Ligeia Lady Usher'. Come nel caso del cortometraggio di Watson e Webber (The fall of the house of Usher, girato lo stesso anno, n.d.r.) c'è un uso sperimentale e innovativo delle inquadrature, con il ricorso a ralenti e flu."
(Fabio Giovannini e Antonio Tentori)
NOTE
[1] La chute de la maison Usher, in "L'avant-scène du cinéma" (1983), n. 313-314, pag. 36 (orig.). Testo tradotto e pubblicato nel libro "Diversamente vivi - Zombi, vampiri, mummie, fantasmi", a cura di Giulia Carluccio e Peppino Ortoleva (edizioni il Castoro).
[2] Angelo Moscariello in Horror, pag. 185 (Electa - Accademia dell'immagine).
[3] "Edgar Allan Poe al cinema, in TV e nell'immaginario", pag. 23 (Profondo rosso edizioni).
"Occulto esprime ogni cosa che dovrebbe rimanere misteriosa, segreta, nascosta ed è venuta alla luce."
(Friedrich Schelling)
La caduta della casa Usher (Jean Epstein, 1928)
F.P. 24/07/2022 - Versione visionata con didascalie in francese (durata: 62'56")
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