Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Uno dei primi lavori di Dreyer, che cura anche la sceneggiatura insieme a Palle Rosenkrantz, traendo la storia da una commedia di Holger Drachmann. Una storia in costume, peraltro, caratteristica spesso adottata dal regista danese per poter permettere una riflessione comunque sempre più ampia di quella apparentemente limitata all’epoca della trama. La morale qui è fin troppo evidente e la costruzione delle vicende sotto forma di fiaba non può che aiutare a rendere ancora più chiaro il concetto di base: la principessa viziata, che ha tutto il potere del regno (persino di vita e di morte sui suoi sudditi), ignorando gli altri finisce per disconoscere fondamentalmente anche sé stessa; il suo cammino di ‘redenzione’ non potrà che passare per povertà, fame, freddo, paura e tutta quella serie di problematiche che inizialmente disprezzava in quanto a lei sconosciute. L’esperienza come chiave della realizzazione personale, in pratica. Svend Methling, principe di Danimarca nella finzione, lascia davvero il segno; degno è il suo contraltare comico, interpretato da Hakon Ahnfelt-Ronne. 7/10.
La principessa di Illiria è bisbetica e intrattabile; ha una lunga lista di pretendenti e non solo non gliene va bene uno, ma spesso li fa pure impiccare per suo divertimento. Rifiuta anche la proposta del principe di Danimarca, che però furbamente la attira nella sua trappola…
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