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Præsidenten

Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film

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La recensione su Præsidenten

di mm40
6 stelle

Il giudice Karl Victor, appena nominato presidente della corte penale, assiste impotente alla condanna a morte della sua figliastra. La ragazza, messa incinta da un uomo poi dileguatosi, era stata cacciata dalla casa in cui serviva e aveva partorito nottetempo nella boscaglia; il figlio era morto quasi subito. Il presidente fa in modo di far fuggire la giovane e le assicura anche un matrimonio, all'estero, con un uomo che la ama realmente. Poi si consegna alla corte, chiedendo di venire punito per la fuga della condannata. Ma la corte, non volendo destare ulteriori scandali, rigetta la confessione dell'uomo.

Come è noto, Dreyer non arrivò al cinema 'per vocazione', anzi si dedicò alla sua prima regia quasi per caso; inevitabilmente ci si rende conto di quanto fosse urgente la messa in scena di un soggetto simile per il Maestro danese, che visse sulla propria pelle la vergogna di essere figlio illegittimo. Senza arrivare alle drastiche conclusioni del biografo Maurice Drouzy, cioè che l'intera opera di Dreyer sia stata creata per rivalutare la figura materna, si può comunque constatare che gli obiettivi principali perlomeno di questo esordio sono, oltre alla condizione dei figli e delle madri abbandonati, la maldicenza popolare, la condizione inequivocabilmente svantaggiata della donna e l'autoconservazione del potere della cosiddetta 'giustizia'. Il protagonista maschile (Halvard Hoff) è un uomo retto e, rammaricato per non aver dato abbastanza a sua figlia, capace di sacrificarsi per il bene di lei; la ragazza (Olga Raphael-Linden) è l'emblema della mortificante posizione femminile nella società, e non si parla naturalmente soltanto di quella danese di inizio Novecento, tanto più che Der president, il romanzo da cui è tratta la pellicola, venne scritto dall'austriaco Karl Emil Franzos nel 1884. Dreyer di suo ci mette parecchio, in ogni caso, a partire dalla firma sulla sceneggiatura; film muto e in quanto tale aderente agli stretti canoni (e alle limitate possibilità) del genere, Il presidente regala però qua e là qualche tocco di grazia inaspettato, come il bacio di due amanti su un ponte, inquadrato sul riflesso dell'acqua del fiumiciattolo che scorre sotto di loro. Il regista avrà davanti tutta la carriera per dimostrare una cura per i dettagli e un rigore per la messa in scena proverbiali. 6,5/10.

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