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Les parapluies de Cherbourg

Regia di Jacques Demy vedi scheda film

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La recensione su Les parapluies de Cherbourg

di kotrab
8 stelle

Primo e più grande successo nella filmografia di J. Demy, Les parapluies de Cherbourg è un delizioso gioiellino scintillante di barocchismo sobrio, se è concepibile l'ossimoro. 
Diviso in tre parti distinte, il film inizia con una inquadratura verticale dall'alto verso un marciapiede, seguendo la direzione della pioggia, e immobile ma curiosa la mdp coglie il passaggio di ombrelli aperti, coloratissimi e un po' civettuoli, introduzione che è già indicazione precisa di stile, scenografia e coreografia "virtuale", dato che in realtà è un musical senza però balletti veri e propri e un caso forse unico di felice incontro con il carattere di un'opera lirica, tramite un continuum di recitativi che sembrano rivisitazioni del recitar cantando originario, canzoni-ariosi e brevi assoli strumentali egregiamente composti da Michel Legrand in stile leggero e jazzistico, ma dotato di raffinatezza e gusto apollineo quasi classico e insieme di malinconica commozione e aereo struggimento romantico quando si tratta della separazione degli amanti Geneviève e Guy (C. Deneuve e N. Castelnuovo, doppiati) o della dolce, pudica e quasi triste dichiarazione di Roland (M. Michel), doti che tengono lontano il pericolo incombente di caduta nella eccessiva stucchevolezza.
Demy si avvale di una storia semplice ma sincera, di quotidianità immediata che si fonde mirabilmente con le scenografie di interni al limite della credibilità, ma così piacevoli, decise e pittoriche che assumono una loro personalità e che inglobano i vestiti, le acconciature e quindi le vite dei personaggi; e proprio questo sentore di artificiosità rende allo stesso tempo la teatralità e la concretezza della vicenda, dove le arti e i piani del reale e del simulacro si ribaltano in continuazione, con riferimenti ironici metateatrali nei dialoghi iniziali. Passando dalla spensieratezza e l'ironia della prima parte con i suoi languori amorosi, alla insicurezza e alla delusione della seconda, si finisce con placidità esteriore all'amarezza della disillusione dei sentimenti, un finale ambiguo insieme apparentemente felice perché risolto con nuovi legami e malinconico perché risultato dalle paure, dai dubbi, dall'incombenza di avvenimenti imprevisti e risolto da banali dialoghi di circostanza. 8 1/2

http://www.youtube.com/watch?v=3JS4JMY0JWM&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=f7Unnx5eLbk&feature=related

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