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The Terence Davies Trilogy

Regia di Terence Davies vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Terence Davies Trilogy

di kotrab
10 stelle

La Terence Davies Trilogy è il sorprendente esordio dell'omonimo regista britannico nato a Liverpool nel 1945, un polittico "trinitario", una sorta di sintesi di un cinema nato maturo e profondo, una sintesi liberatoria suggerita dalla sua stessa struttura e risultata dalla tesi dell'educazione religiosa (in questo caso cattolica) e dall'antitesi del peccato (nel particolare, riflesso nella propria natura omosessuale), o viceversa. Il film è l'assemblaggio, infatti, di tre cortometraggi in bianco e nero - Children (1976), Madonna and Child (1980), Death and Transfiguration (1983) -, tutti accomunati anche dal protagonista Robert Tucker (Iain Munro, P. Mawdsley, T. O'Sullivan, W. Brambell) e in cui sono elaborati e trasfigurati spunti autobiografici, dall'educazione scolastica rigida e le angherie dei compagni, ai primi turbamenti sessuali, ai contrasti familiari, passando all'assistenza affettuosa della madre anziana, alle sporadiche avventure erotiche e ai sensi di colpa sotto lo sguardo divino (simbolico il riferimento alla verginità della Madonna, come anche il rapporto madre-figlio) fino all'immaginazione di una morte agonizzante in un letto d'ospedale dove i ricordi si intrecciano sempre di più, i rimpianti e i desideri non svaniscono fino all'ultimo rantolo.

La creazione in diversi periodi delle tre parti è magistralmente mascherata grazie alla compattissima omogeneità stilistica, un rigore formale saldo, concreto ma non spartano, una mestizia alternata a momenti di grande dolcezza, sprazzi di sensualità mai volgare alternati ad architetture e immagini sacre, bianchi e neri densi e poetici, incombenti e quasi soffocanti; i dolori e i sensi di colpa prendono semplicemente atto di una situazione di contrizione in una narrazione sostenuta e andante, modellata da ampi silenzi carichi di peso specifico interiore, sporadici dialoghi o voce fuori campo e soprattutto da una presenza significativa di canti, quelli dei ricordi scolastici e quelli del presente, profani ma soprattutto della tradizione religiosa.

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