Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Girato a Città del Messico nel 1953, anche questo piccolo film trova uno spazio significativo fra gli altri del grande regista: i vecchi tram che attraversano le città, talvolta riservano sorprese...
Non era bastato lo zelo di due addetti a salvare il vecchio tram – il 133 – dalla demolizione decisa dall’azienda locale dei trasporti di Città del Messico.
Il manovratore Riccio (Carlos Navarro) e il bigliettaio Tarrajas (Fernando Soto) che, affezionati al loro veicolo, si erano premurati di ripararne i piccoli guasti, erano all’oscuro delle decisioni aziendali e dei motivi per i quali il loro lavoro fuori orario e gratuito non fosse stato apprezzato, visto che il vagone133 avrebbe dovuto essere portato al deposito e lì lasciato al suo destino …
Siamo alla fine dell’anno e si stanno preparando, nella popolosa capitale messicana,le feste di rito.
Quella sera, i due lavoratori – abbandonando fra il primo e il secondo atto, la Pastorela, sorta di Sacra Rappresentazione nella quale stavano recitando – raggiungevano il deposito dei tram rimasto incustodito e si rifornivano di birra, ubriacandosi e decidendo un estremo viaggio nella città col vecchio tram che avrebbero regolarmente consegnato al deposito al mattino successivo.
Il proposito era quello di non farvi salire nessuno ma di dedicarsi esclusivamente al piacere di un ultimo viaggio sui binari.
Come sappiamo, nei film di Buñuel i propositi non si realizzano: ancora una volta il caso - arbitro delle nostre vite – ci mette lo zampino, cosicché anche un viaggio sui binari – per definizione impossibile da deviare – subisce sorprendenti e anarchiche variazioni: inopinate fermate, durante le quali trova posto sul tram un’umanità varia e vivace, che sulla vettura trasporta una parte di sé, del proprio lavoro o delle proprie abitudini.
Sono i macellai del Rastro, che hanno con sé le parti invendute degli animali; sono anziane donne, superstiziosamente religiose, che si fanno proteggere dalla scultura di un Cristo sanguinante; sono i borghesi che portano con sé la diffidenza che li connota, insieme ai luoghi comuni e alle paure per i cambiamenti del mondo...
Al mattino, quando il vecchio tram sta per arrivare al deposito, l’incontro con una scolaresca di collegiali monelli e la deviazione verso una vecchia cascina in cui si pratica la borsa nera del grano, imprimono ancora al suo percorso svolte inattese, preludio della sorprendente e sorridente conclusione
Animano il viaggio notturno personaggi bizzarri, un po’ ridicoli come papà Pinillo, che nonostante sia malato gravemente, esprime una pervicace volontà di vendetta; ma sorprendono anche le cattiverie dei bambini, gli scolaretti che prendono di mira il più indifeso di loro, quello che nessuno va mai a trovare in collegio, indicativi di una connaturata propensione umana alla malvagità, nonostante la retorica sull’innocenza dei piccoli.
Torniamo, perciò, idealmente, alla pastorela dell’inizio, nella quale si recita la cacciata di Eva e di Adamo dall’Eden, seguita dalla maledizione di Dio, disceso sulla terra adiratissimo per quel peccato dell’origine che segnerà indelebilmente gli uomini che verranno.
La Sacra Rappresentazione iniziale presenta, però, altri aspetti di estremo interesse, sia perché è quasi un film nel film, sia per il tono scherzoso e surreale che assume nella ingenua e goffa recitazione degli abitanti del quartiere, sia per i grotteschi travestimenti degli interpreti improvvisati, sia, infine, per la partecipazione empatica della folla degli spettatori popolari che con gli attori improvvisati si identificano.
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