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Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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La recensione su Él

di Baliverna
8 stelle

Grande film del regista di Calanda, uno di quelli che si rivede volentieri ogni tanto. Gli elementi al centro dell'opera mi sembrano la figura della donna buona e innocente che cede al fascino ambiguo e irresistibile di un uomo con molti lati oscuri, la cui figura offrirebbe più di qualche campanello d'allarme. Poi c'è il personaggio appunto di Francisco, uomo dalla pazzia latente, destinata ad esplodere – come spesso succede – con l'amore e il matrimonio. Ama e odia la stessa persona con identica passione e irruenza, e passa di scatto dall'uno all'altro sentimento. Soprattutto però è divorato da una gelosia decisamente fusa con la pazzia e la paranoia, rivolta a una donna che proprio non ne offre il pretesto. E' poi tormentato dalla smania di rientrare in possesso di quelle antiche proprietà di famiglia in modo parimenti irrazionale – a prescindere dal suo reale diritto o non diritto in merito. Insomma è un pazzo, che però nasconde la sua pazzia con molta abilità dagli occhi del mondo. Tutti lo stimano gran gentiluomo, il prete pretende di conoscerlo benissimo, invece non hanno la più pallida idea di chi sia in realtà. Soprattutto riesce ad abbindolare chiunque. Se ne vedono di tipi così. Devo anche dire che nella realtà non è raro il caso della candida fanciulla ipnotizzata da un uomo negativo, la quale lascia per lui l'uomo giusto, continua ad oltranza a giustificarlo, a compatirlo e a minimizzare i suoi colpi di testa.
Mi pare che Buñuel avesse detto che Francisco ha più di qualcosa di se stesso. Anche qui il regista si diverte a inserire riferimenti non risolti, come quella di Francisco che rimprovera aspramente il maggiordomo perché sta rovistando in una stanza proibita. Non si sa cosa ci si trovi, né perché la stanza sia interdetta, ancor meno l'episodio ha connessione col resto del film. Certo il fatto però si adatta bene alle numerose manie del protagonista. Infine c'è l'incognita di chi sia figlio il ragazzo alla fine... e il mistero rimane tramite una risposta non concessa, un cambio di argomento. Tipico di Buñuel.

E' questo quello che vedo nel film, non critiche sociali alla borghesia o altro.

 

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