Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Wow. Quello che dice Bunuel in questo film è sensazionale: ma ciò che non dice è almeno il doppio più profondo e significativo. Perchè la lettura di superficie (il maschio succube di gelosia e fobie sessuali derivanti dalla religione) può rivelare particolari forti ed argomenti non facili, ma andando più a fondo in questo lavoro si scopre un insieme di argomenti e situazioni ancora più pregnanti ed atipiche per il cinema di metà Novecento. C'è un legame fra feticismo (dei piedi in particolare) e cattolicesimo che svela morbosità insospettabili nella lavanda cristiana dei piedi; c'è un attacco al rapporto di coppia nell'alta borghesia: tanta apparenza e nessuna sostanza, anzi solamente sostanza negativa, litigi ed incomprensioni, una relazione che si trascina per convenienza e genera solamente delusione da ambo le parti. C'è un atto di accusa anzi feroce nei confronti della classe agiata, che si svela nella scena del campanile, in cui Francisco chiama 'idioti' la massa degli esseri umani che vede affaccendata circolare sotto di lui; e nel complesso è un'accusa riferibile anche al maschio, convinto di avere una supremazia intellettuale nel rapporto di coppia solo perchè gode di quella fisica e la esercita con la massima violenza e crudeltà possibile, senza alcun riguardo per la dignità della donna. Wow, si diceva, appunto: siamo solamente nel 1952 e già Bunuel serve in tavola un simile menu, imponente e coraggioso, tutto stratificato, ma abbastanza decrittabile (il simbolismo più denso e vigoroso arriverà entro breve) e messo in scena con grande maestria. 8/10.
Francisco è ricco, ossessionato dal denaro e dai piedi delle ragazze: scorge la bellezza in quelli della ragazza del suo amico Raul e gliela soffia. Dopo averla sposata, Francisco si fa geloso in maniera morbosa, vittima addirittura di allucinazioni; vessata e aggredita fisicamente, la donna torna da Raul.
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