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Nazarin

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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La recensione su Nazarin

di Peppe Comune
9 stelle

Nazarin (Francisco Rabal) è un prete che ha improntato la sua missione alla ferma devozione per i doveri di carità cristiana e aiuto per il prossimo. Vive in povertà e intende il suo ruolo di sacerdote come la concreta attuazione dei principi evangelici. Se ne va in giro a distribuire aiuto a chi ne ha bisogno, vive di elemosina e si spoglia degli abiti talari per non offenderne la "dignità". Lo seguono nelle sue perenigrazioni due donne : Andara (Rita Macedo), una prostituta in fuga dalla legge, e Beatriz (Marga Lopez), una donna accecata dall'amore non corrisposto per Pinto (Noè Murayama).

 

 

Basato sul racconto di Benito Pèrez Galdòs ed ambientato nel Messico del dittatore Porfirio Diaz di inizio novecento , "Nazarin" (Premio speciale della giuria a Cannes) è una parabola "cristologica" innestata all'interno di una società  disumanizzata dall'assoluta incapacità di riconoscere il bene. Luis Bunuel fa del povero prete l'emblema della purezza in un mondo brutalizzato dalla miseria e dalla voracità degli istinti, capace con il suo ingenuo candore di far emergere in tutta la sua insensata contraddittorietà la natura spiccatamente conservatrice del potere ecclesiastico, che rigenera continuamente la sua autorità sostanziale e i suoi precetti formali alimentando nel "volgo" il consolidamento di una religiosità puramente estetizzante. Un potere siffatto non è pronto ad accogliere un tipo d'uomo come padre Nazario, istintivamente votato al sacrificio, sempre pronto a concedersi amorevolmente all'altro e a donare quel poco che possiede a chi ha meno di lui. La sua bontà disinteressata si scontra col cinismo del potere civile ed ecclesiastico e con la cattiveria di una popolazione schiavizzata dalla miseria e dall'ignoranza. Tutti giudicano Nazarin più in ragione di un formalismo che male si sposerebbe con la sua naturale attitudine a fare il bene che in virtù di quella concreta adesione ai principi cristiani che dovrebbe servire a liberare i cuori da quelle pastoie autoreferenziali della religione ufficiale. Il suo esempio rimane improduttivo, la sua fede incondizionata non aderisce mai alle cose terrene che gli capita di affrontare e ogni sua azione improntata al bene finisce per creare un effetto contrario a quello che si era proposto."A che serve la vostra vita? Io sono dalla parte cattiva, voi dalla buona, ma non serviamo a niente nessuno dei due", gli dice il compagno di cella quando Nazarin finisce per essere incarcerato. Parole quanto mai emblematiche, che lasciano intendere come, nell'idea del maestro spagnolo, il bene e il male finiscano per diventare i due figli illegittimi di una società che tende a sopprimere entrambi, si confondano in un mondo sempre meno capace di riconoscere il primo e ormai abituato a convivere col secondo. Si genera in chi guarda una percezione diversa da quello che era il reale intendimento e si finisce per confondere la realtà con l'idea eterodiretta che si è prodotta di essa. Nazarin diventa vittima inconsapevole di questa circostanza tanto che quella stessa religiosità intrisa di superstizione che gli aveva attribuito l'aura di santità agli occhi dei presunti "miracolati", non sa riconoscere la purezza del suo spirito cristiano. Diventa un eretico in una società arretrata economicamente e irrimediabilmente schiava delle sue miserevoli contraddizioni sociali, antitesi che Bunuel mostra attenendosi questa volta più al “realismo” del romanzo che seguendo la sua innata vena dissacratoria. Come quando, ad inizio film, si vedono i tecnici portare la corrente elettrica in un paese in cui mancano ancora beni di primissima necessità, oppure quando Nazarin va dal suo confessore e questi giudica la scelta di povertà del piccolo prete dall’alto della sua agiatezza borghese. Sono quei contrasti che Bunuel tanto ama mettere in evidenza, quelli prodotti dall’occhio deformante di un potere che, pensando più all’apparire che all’essere, considera ogni azione benefica disinteressata alla stregua di una ribellione contro la “sacralità” dei suoi rituali canonici. Bunuel fa di Nazarin un entità autenticamente surreale, eroica e ingenua insieme, e l'eccezionalità della sua figura suggerisce che la bontà delle finalità cristiane possono davvero poco contro i mezzi usati dal potere per conservare in perpetuo se stesso.

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