Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
La vicenda raccontata da Buñuel, tratta da un romanzo dello scrittore spagnolo Benito Perez Galdòs, è una metafora cristologica, anzi una metafora nella metafora. Anche la stessa casa di Nazarin può essere vista come una "figura" del Cristo: svaligiata di tutto già all'inizio del film, mentre il prete parla con i tecnici dell'elettricità la signora Chanfa entra e porta via l'ultima pentola e quel po' di legna che vi era rimasta, dopo di che, prima della fuga, Andara dà fuoco a tutto. Nella storia di Nazarin, che rispecchia la vicenda terrena di Gesù, si inseriscono, come tipico di Buñuel, episodi e personaggi che non c'entrano niente, in puro stile surrealista: il delirio della prostituta che vede l'immagine dell'Ecce Homo ridere satanicamente, le crisi epilettiche di Beatriz che somigliano a furiosi amplessi, il bacio alla donna appestata. Nazarin è un idiota dostoevskiano, cocciuto come Don Chisciotte, che tenta di applicare alla lettera gli insegnamenti evangelici ma provoca disastri, come nell'episodio nel quale accetta di lavorare per un pezzo di pane e gli altri operai, sindacalizzati, lo cacciano, fino a provocare un conflitto con il sorvegliante che esplode un colpo di pistola. Nazarin è seguito nelle sue peregrinazioni dalla prostituta Andara e dalla "ragazza angelica" Beatriz (un nome che rimanda all'amore angelicato per eccellenza, quello di Dante), le quali avranno destini diversi, ma già preannunciati: la prima sarà instradata verso la prigione, l'altra tornerà con il proprio amante/padrone Pinto, cui Beatriz sogna di negarsi e concedersi al tempo stesso. Nazarin, abbandonato dalla Chiesa, perseguito dalla polizia, rifiutato dal popolo, rimarrà prigioniero, dopo essere passato dalla passione per mano dei due ladroni, quello cattivo, che lo malmena in cella e quello buono, un ladro sacrilego che lo salva dalle grinfie dell'altro.
Nazarin è un film impegnativo come tutte le opere di Buñuel, che non lascia inerte lo spettatore, perché lo spinge in ogni momento a domandarsi quale sia il significato di ciò che vede sullo schermo, anche se spesso (per sadica volontà surrealista del regista) un significato preciso non c'è. Nazarin è comunque un film importante che può in un primo momento spiazzare lo spettatore (è tratto da un romanzo realista; sembra prefigurare un'adesione di Buñuel al cristianesimo), ma con un po' d'occhio si può riconoscere il Buñuel migliore, quello del "grazie a Dio sono ateo", che con il film successivo, Viridiana (1961) chiarirà meglio ciò che pensa della religione rivelata (ma si tengano d'occhio i preti che Nazarin incontra durante il film). Nazarin è un film notevole anche dal punto di vista figurativo, fotografato superbamente dal maestro Gabriel Figueroa, che tiene a mente le opere pittoriche di Velasquez, Murillo e Goya.
Il povero prete Don Nazario, detto Nazarin, vive in un villaggio del Messico dei primi del Novecento. Anche il villaggio è poverissimo, ma sta per essere raggiunto dall'elettricità, un bene certo non primario per gli abitanti. Una sera una prostituta ferita capita in casa del prete e gli chiede ospitalità. Nazarin la cura nonostante la prostituta gli confessi di avere ucciso a coltellate la cugina. Indagato dalla polizia e sospeso a divinis, il prete dovrà fuggire di casa. Sulla sua strada compirà un miracolo, reincontrerà la prostituta e una ragazza abbandonata dall'amante che si uniranno a lui in un cammino durante il quale Nazarin cercherà di mettere in pratica gli insegnamenti evangelici, ma tutte le sue opere susciteranno un rifiuto da parte delle persone che lo incontrano.
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