Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Terzo capolavoro di Bunuel. Si distacca dai suoi primi due film sono nella forma, un surrealismo meno esplicitato ma più sotteso e profondo. Una voce fredda narra in modo distante e quasi deviante la storia delle Hurdes, della sua povera gente. Il villaggio povero è formato da case senza tetto e da persone afflitte dal cretinismo, malattia dovuta ad incesti e a condizioni di vita disumane; però il villaggio ha anche una chiesa al suo interno, una chiesa lussuosa e sfarzosa in contrasto netto e surreale con tutto quello che gli sta attorno. Bunuel non vuole, e mai ha voluto farlo nella sua carriera di artista, denunciare una situazione, semplicimente lui c'è la mostra, lui la evidenzia. La surrealtà più grande è nella vita, è nel mondo che ci circonda, i suoi film sono manifestazione e rappresentazione del mistero e dell'ambiguità umana.
Questo film nella filmografia di Bunuel ha un posto molto importante anche perchè fino a "los olvidados" del 1950 non gli sarà data la possibilità di fare i suoi film, di sviluppare le sue sceneggiature. Questo film è la via di mezzo tra il cinema surreale esplicito (quello dei primi due film) e il suo cinema "sociale" di surrealismo sotteso nel cuore del messico.
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