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Un condannato a morte è fuggito

Regia di Robert Bresson vedi scheda film

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La recensione su Un condannato a morte è fuggito

di BirreciPaolo
9 stelle

Un condannato a morte è fuggito (Un condamnè à mort s'est chappè) di Robert Bresson 1956 (Francia) Direttore della fotografia Lèonce-Henri Burel

 

 

"Questa storia è vera.Io intendo narrarla così com'è,senza ornamenti" Ci troviamo nel 1943 in un campo di prigionia nazista dove facciamo la conoscenza di un prigioniero chiamato Fontaine,che aspetta da un momento all'altro la sua condanna a morte e il plotone d'esecuzione Premessa fondamentalmente questa volta,per la sconvolgente pellicola del maestro del minimalismo francese e mondiale Robert Bresson,che con questo film consegna al cinema mondiale il suo manifesto artistico,derivante da tratti di vita autobiografici dello stesso autore,troviamo infatti una potente metafora della condizione esistenziale del prigioniero legata a una lucida riflessione sul fine ultimo dell'esistenza terrena. Il minimalismo bressoniano si dipana attraverso una scenografia scarna e allegorica allo stesso tempo e che attraverso l'oggettistica che specialmente in quest'opera diventa parte integrante della narrazione,dona al film un'aurea solenne e aulica come se fosse una folgorante confessione dello spettatore e del protagonista verso un'entità divina. Non a caso l'aspetto puramente religioso è presente anche in questa pellicola così come si trovi disseminato nell'intera filmografia del maestro francese e che rappresenta la totale negazione di qualsiasi forma etica e morale all'interno dell'essere umano,privato in questo caso della pura libertà. Ma ad un certo punto Fontaine capisce che la forza della disperazione non gli puó essere tolta e studia attentamente un piano certosino,anche grazie al prossimo e in generale a chi gli sta accanto che sono come a lui delle semplice anime in pena,che aspettano il giudizio mortale e che mostrano allo spettatore gli unici momenti di fraternità in un mondo che non li ha capiti Il finale chiude il meraviglioso cerchio lasciando un filo di speranza,per una pellicola sommersa di un pessimismo quasi cosmico Capolavoro assoluto della settima arte,semplicemente fondamentale

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