Regia di Robert Bresson vedi scheda film
Impegnativo, come sempre i film di Bresson, tuttavia vale sicuramente e ampiamente la pena. Il regista narra con il suoi abituali rigore ed essenzialità la vita di questo povero curato di campagna. Non si può dire che il suo ministero abbia grande successo e seguito, ma mi stupisco tuttavia come nessuno rilevi – a cominciare da Fava e Farinotti che hanno fatto le schede sul DVD – come il pretuncolo debole e tormentato si aggiudichi una vittoria non da poco, cioè la conversione della contessa. La donna, infatti, ce l'ha a morte con Dio per la morte del suo figlioletto, ed è decisa a dannarsi pur di farla pagare all'Onnipotente. Il curato, benché tra tormenti interiori e crisi di fede, trova le parole giuste per far breccia nel cuore indurito e gelido della contessa, e ottiene di farla riconciliare con Dio e morire in pace. I familiari e i compaesani sono però troppo maligni e pronti a vedere il male dove non c'è per rendersi conto di come stanno veramente le cose.
Ho trovato interessante il personaggio del conte, che proprio perché sa di aver fatto l'egoista col prete, gli porta una lepre che però non ripara il suo sgarbo e neppure il curato può mangiare. Il personaggio della figlia mette i brividi: è una vera vipera, al punto che il suo odio per tutto e tutti può essere giustificato solo in parte con l'adulterio del padre. Complimenti all'attrice, i cui sguardi taglienti e le sue smorfiette maligne fanno gelare il sangue.
Bresson conduce con polso fermo questo non breve film, che tuttavia non presenta smagliature o momenti di stanchezza, ma quasi ci avvolge nella sua scarna e precisa narrazione. Forse i tormenti interiori del curato erano quelli del regista, e questo apre anche ad una certa ammirazione per l'artista. Infatti, pur tra lancinanti dubbi di fede, il suo personaggio ogni tanto stupisce con parole che sembrano la spada dello Spirito Santo.
In ogni caso è un film ricco e complesso, che vedere una volta non basta.
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