Regia di Robert Altman vedi scheda film
In un motel isolato ai margini del deserto, una donna in attesa del suo timido corteggiatore viene raggiunta da un uomo con cui ha avuto una lunga e complicata relazione; intanto un vecchietto silenzioso e mezzo ubriaco osserva la scena. L’opinione abbastanza diffusa che questo sia il peggior Altman di sempre va forse ridimensionata, pur senza arrivare a proporre improbabili rivalutazioni; semmai bisogna dire che (tecnica registica a parte) non sembra un film di Altman, con così pochi personaggi. L’impianto teatrale deriva dal dramma di Sam Shepard: c’è un’unica ambientazione (dalle atmosfere che ricordano Edward Hopper) e tutto si svolge nel giro di una sera. La prima parte è ripetitiva: Kim Basinger si veste e sveste allo specchio, Shepard la maltratta e distrugge mobili. Si vivacizza nel finale, piazzando due flashback dove non si capisce quanto ci sia di vero: Harry Dean Stanton, che ha l’aria sorniona di chi è sempre stato abituato a fare il comprimario e neanche gli importa più di diventare protagonista, non aiuta a fare chiarezza e anzi confonde le acque.
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