Regia di Robert Altman vedi scheda film
C’è un filo rosso che lega film come “Zabriskie Point” di Antonioni, “Paris, Texas” di Wenders, “Follia d’amore” di Altman e “Non bussare alla mia porta” di nuovo del recidivo Wenders. Anzi, due fili rossi. Il primo è costituito dalla sceneggiatura di Sam Shepard, che qui e in “Non bussare…” è anche protagonista, il secondo da atmosfere dilatate, sia nei paesaggi che nei dialoghi, quasi sempre fumosi e poco concludenti. Nel film del ’70, un Antonioni ispirato riusciva, con lavoro di pura regia, a tirarne fuori un prodotto quanto meno al passo con i tempi. Per il resto, si tratta di film difficilmente sopportabili, dove le ambizioni intellettuali (riferimenti alla tragedia greca, anche con un personaggio – la Contessa – che dovrebbe fungere da deus ex machina) non trovano uno sbocco in uno spettacolo all’altezza e si traducono in un insieme di sterile intellettualismo. Si aggiunga un attore poco capace (lo stesso Shepard), un’attrice bella ma spesso sopravvalutata come Kim Basinger, un altro paio di interpreti male utilizzati, come Harry Dean Stanton e Randy Quaid e la frittata, nonostante una bella fotografia postmoderna di Pierre Mignot, è servita. Il defunto Kezich intravide in questo film il sintomo di una stanchezza autoriale di uno dei registi fondamentali per la storia del cinema degli anni settanta, che peraltro, già con “Quintet”, non aveva dato una gran prova. In realtà, Altman ci riservò qualche altro colpo di coda con “I protagonisti” e “America oggi”. Qualcuno sa cosa abbia scritto Kezich a proposito della “Fortuna di Cookie”?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta