Regia di Robert Altman vedi scheda film
Per usare un termine il più possibile neutro, direi che si tratta di un’opera sconcertante nella filmografia di Altman. Non che già in precedenza il regista missouriano non si fosse cimentato in opere eccentriche e poco riuscite, come, per esempio, “Quintet”, ma qui siamo un passo ancora oltre. Per spiegare cosa si nasconda dietro questo fumetto musicale (fotografato benissimo da Giuseppe Rotunno, secondo la colorazione delle strisce), scoperta allegoria degli Stati Uniti d’America, Flavio De Bernardinis, nel suo “Castoro” su Altman, impiega dieci pagine, lo stesso spazio dedicato complessivamente a tre film importanti del primo periodo del regista, come “Conto alla rovescia”, “Quel freddo giorno nel parco” e “M*A*S*H*”. E peraltro le sue spiegazioni psicanalitiche convincono fino ad un certo punto (il rifiuto di Braccio di Ferro di mangiare gli spinaci, come un superamento della fase orale…) e, se davvero sono plausibili, bisogna ammettere che Altman non ha scelto il mezzo migliore per veicolare il suo messaggio. Anche perché era chiaro fin dall’inizio, con l’intervento della Disney nella produzione, che il titolo avrebbe richiamato soprattutto i ragazzini. Alla fine, il risultato è quello che ha caratterizzato anche film più recenti di produzione nostrana, come il “Palla di neve” di Nichetti: quello di risultare indigesto a grandi e piccini.
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