Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film
In Francia, per fare l'Autore con la A maiuscola basta trasferirsi nelle banlieues parigine, prendere qualche ragazzetto di origini magrebine e metterlo a recitare con stile neo-neorealista una storiellina sentimentale qualsiasi. È quello che avviene con questo La schivata, al centro del quale c'è Krimo (Elkharraz), bulletto adolescente beur, indolente e indeciso, che si lascia irretire da Lydia (Forestier), biondina provocante. La faccenda tra i due coinvolge amici e amiche, in una ridda di polemiche, sproloqui, liti e contraddizioni che fa da bordone all'attività teatrale nella quale il gruppo è coinvolto e che permette a Krimo di trovare la via per confessare il proprio innamoramento a Lydia. La regia va forte quando tratteggia le coordinate dell'estrema periferia parigina, ma si perde in una sceneggiatura inutilmente parolaia, costantemente sopra le righe, dove voci sovreccitate, sguardi iniettati di sangue e polizia incattivita non bastano a giustificare due ore di racconto prolisso.
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