Regia di Wong Kar-wai vedi scheda film
Dunque, complessivamente mi piace di più di "In The Mood For Love". A livello visivo, ci sono momenti in cui sfocia nel poema puro. Immagini, colori e inquadrature mai viste. Raccordi narrativi vertiginosi, su cui si adagiano ralenty, effetti ottici, evergreen musicali e consonanze verbali come già nel film precedente, ma senza quell'abuso dell'ellisse e del non-detto. Sta di fatto però che questo andirivieni nel tempo fantasticato della memoria (e della letteratura) risulta prolisso, specie nel finale, e stilisticamente estetizzante. Una meraviglia per gli occhi, senza dubbio, ma portata all'eccesso. Tematicamente, è un film sentimentale che, con leggerezza mista a dolore, inquadra l'Amore come una condizione assoggettata ai due tiranni dell'incomunicabilità (che compromette le relazioni giuste) e della casualità (che permette le relazioni sbagliate). Personalmente, in alcuni frangenti, ho trovato questo film piuttosto maschilista e compiaciuto di aderire al costume (non solo occidentale) del feticismo (di abiti, arredi e gingilli) e della mercificazione del sesso e dei sentimenti. Del tutto pretestuosi poi i riferimenti politici all'indipendenza di Hong Kong. Si può dire che con questo film Wong abbia tentato di reinventare i concetti di onirismo e di flusso di coscienza per il cinema; e che la sua poetica/estetica degli animi spiati da un lembo di inquadratura rappresenti una cifra stilistica di notevole personalità: ma sta di fatto che al raffinato, elegante e in definitiva compiacente Wong di inizio millennio, preferisco di gran lunga quello umido, irregolare e abbacchiato degli anni 90 (HK Xpress, Angeli Perduti).
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