Regia di Stefano Mordini vedi scheda film
Dovrebbe intitolarsi Diario di una schizofrenica questo film girato a Marradi, sull'Appennino tosco-emiliano, al cui centro si trova una famiglia operaia poco convenzionale, che alleva i due figli in un tugurio tra muffe, piatti ammucchiati, play-station e un'iguana. La figlia Sonia fa troppe assenze a scuola. I servizi sociali, sollecitati dalla nonna materna, intervengono per toglierla ai due genitori, che vanno in crisi. Lei (Cervi) prima si rinchiude in camera per giorni, poi ha una scappatella, rimane incinta di un altro (Franke). Lui (Accorsi) sembra impazzire, si aggrappa ai maghi dell'166, rischia denunce continue, la casa va a rotoli. In tutto questo schiamazzo isterico c'è molto di sgradevole, sopra le righe, di una violenza psicologica, acustica e fisica fine a se stessa. La provincia, quella operaia, quella meccanica del titolo, che richiamerebbe una riflessione in chiave sociologica, non ha nulla a che fare con i berci da suburra che infestano la pellicola.
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