Regia di Jean-Pierre Jeunet vedi scheda film
Nel 1920 Mathide (Tatou), una ragazza francese claudicante che vive fin da piccola con gli zii, si mette alla ricerca di Manech, il fidanzato che aveva prima che la grande guerra glielo portasse via. Incredula rispetto alle voci che le dicono che Manech è ormai morto sul campo di battaglia, insospettita dalla diverse versioni del racconto della sua presunta scomparsa, Mathilde si mette alla ricerca dell'uomo, scoperchiando intrighi, malefatte ed orrori della guerra.
Con uno stile inconfondibile che mescola l'espressionismo con il Guernica di Picasso, il ritmo dei rumori della società industriale con i cromatismi esasperati, l'uso peculiare del sonoro con il macabro realismo in stile Soldato Ryan, Jeunet trova un suo personalissimo modo per raccontare le oscenità della guerra. Il grottesco si sposa con il grand-guignol in un film che richiede allo spettatore uno sforzo titanico per seguire un plot narrativo che trabocca di personaggi, eventi, dettagli e che finisce con l'essere il tallone d'Achille di un film comunque di grande inventiva ma ancora prigioniero del fantasma di Amélie.
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