Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
“Per aver visto due o tre film di Jean-Luc Godard credevo di aver capito tutto della rivoluzione culturale!”, dice il protagonista di Le invasioni barbariche rievocando le proprie giovanili illusioni politiche (e la tremenda gaffe che gli ha impedito di avere un’avventura con una bella cinesina). Ecco, forse questo è l’atteggiamento giusto da tenere con certi film: guardarli con tenerezza e distacco, come documenti di un’epoca passata ma non troppo lontana, nella quale iniziavano a maturare elementi di novità all’interno di un contesto non ancora pronto per accoglierli. I giovani della cellula maoista, visti oggi, appaiono in primo luogo simpatici pasticcioni che fanno sorridere (e infatti il loro modo di vivere viene bonariamente preso in giro dal primo Moretti di Io sono un autarchico): discutono anche sulle virgole, fanno autocritica, si parlano addosso, poi quando si tratta di compiere un gesto pratico (l’attentato a un ministro sovietico) combinano guai. Precursori del terrorismo, d’accordo, però anche esponenti di un movimentismo confuso ma sincero nella sua disarmante generosità: non è che un inizio, come si usava dire allora. E anche la messa in scena di Godard, con le sue rutilanti invenzioni registiche, risulta simpatica.
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