Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
"Un film Disney con Humphrey Bogart è un film politico". Questa è solo una a caso delle innumerevoli sparate di Godard nel corso degli 80 e passa minuti di questo Una storia americana, film girato contemporaneamente a Due o tre cose che so di lei (sempre logorroico e criptico, ma già un pochino meglio). Certo, il cinema che ha in mente l'autore francese è non solo distante, ma proprio in antitesi con quello hollywoodiano, citato - per puro gusto dello scherno - ripetutamente in questa opera; la stessa (labile e pretestuosa come sempre per il primo Godard) trama è un concentrato di luoghi comuni da film americano: pistole, vendetta e omicidi, sangue e violenza, con tanto di diretta citazione nei dialoghi di nomi di famosi cineasti americani (Siegel, Aldrich) nei panni di anonimi personaggi, che infatti non compaiono mai nella pellicola. Ma al di là dell'astio verso Hollywood è difficile capire più di tanto cosa voglia dire il regista (autore della storia insieme a Donald Westlake), che con il consueto flusso interminabile di dialoghi dalla logica traballante ci (stra)parla di un fantomatico 'anno zero della sinistra', cioè in questo caso specifico dei comunisti francesi. E quando sembra finalmente dire qualcosa di rimarchevole, cioè a ridosso della parola 'FIN' (colorata in maniera patriottica di blu, bianco e rosso), fa seguire la sacrosanta - e forse perfino profetica, avanti con i tempi - affermazione "Destra e sinistra sono ormai concetti completamente superati: non è così che va posta la questione" dalla risposta/domanda: "E allora come?", mostrando di non avere quindi alcuna certezza dopo tante frasi secche, constatazioni e teorie categoriche. Nel cast ci sono l'amico Jean-Pierre Léaud, Anna Karina (donna del regista) e compare brevemente Marianne Faithfull, che canticchia in un bar. 4/10.
Atlantic City. Un uomo è ucciso per motivi politici; arriva dalla Francia la sua ragazza, comunista come lui, e indagando sull'omicidio lascia dietro di sè una scia di cadaveri.
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