Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
In quegli anni, Godard faceva film per dire la sua sulla vita. Non è un caso che l’unico regista citato in “Una donna sposata” sia Rossellini, un Autore che non si è mai vergognato di dichiarare di mirare ad un cinema programmaticamente didascalico, e che, proprio nel 1964, girava per la TV “L’età del ferro”. Il film di Godard è fatto di frammenti: frammenti di discorsi, spesso lasciati a metà ed interrotti da una dissolvenza, e frammenti di corpi umani, nudi o inguainati in qualche pezzo di biancheria. Spesso, i discorsi pronunciati dai personaggi del film, ripresi in primo piano frontale, come il piccolo Antoine dei “Quattrocento colpi”, sembrano improvvisati e non sempre hanno una sequenza logica. Alla fine di ogni considerazione, bisogna dire che complessivamente il film risente di questa impostazione e, nonostante i frenetici spostamenti della protagonista, risulta alquanto logorroico e poco accattivante, dal punto di vista spettacolare come da quello concettuale.
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