Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
E' curioso (nell'accezione più negativa del termine) come uno dei lavori più compiuti narrativamente e stilisticamente ineccepibili del primo Godard - questo I carabinieri, per l'appunto - sia rimasto nel dimenticatoio per mezzo secolo, risultando addirittura introvabile in Italia a cinquant'anni dalla sua uscita. Eppure il film proviene da un'idea di Roberto Rossellini, 'protettore' e nume tutelare della Nouvelle vague, e tratta un tema a quei tempi sviscerato anche dal cinema nostrano, quale l'antimilitarismo: nulla di particolarmente scandaloso, nessuna provocazione tipica godardiana, ma I carabinieri ha avuto comunque vita difficile da noi. Scritto dal regista insieme a Jean Gruault (già collaboratore di Rivette e Truffaut, in futuro anche con Resnais), è un lavoro impregnato di surrealismo e non privo di momenti faceti, con il doveroso, consueto omaggio al cinema da parte di Godard (una scena in cui uno dei protagonisti va al cinema e tenta di toccare una ragazza sullo schermo); tutto questo sulla base di una sorta di fiaba, un racconto-condanna della guerra, di tutte le guerre, che didascalicamente punta il dito contro la violenta voracità dei governi e l'ottusa, quasi incosciente malvagità dell'uomo-soldato. Nessun nome di chiara fama fra gli interpreti, comunque tutti funzionanti, e una bella fotografia in bianco e nero di Raoul Coutard, in quegli anni collaboratore di fiducia di Truffaut e Godard. 7/10.
Due ragazzi di campagna vengono reclutati dai carabinieri, che mostrano loro una lettera scritta dal Re in persona, secondo cui è necessario che i ragazzi vadano in guerra. Lo faranno, attorno al mondo, sognando la ricca ricompensa promessa loro dal Re: ma al ritorno a casa la situazione sarà ben diversa da quanto prospettato.
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