Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Fra tutti i film di Godard, "Le petit soldat" è forse quello che più di altri mette in evidenza quella che è una delle caratteristiche principali del suo fare cinema, che si potrebbe definire come la maniera con cui riesce a trattare qualsiasi materia, anche la più ostica, trovando sempre soluzioni narrrative e stilistiche sorprendenti capaci di rendere comunque esaltante il suo "girato" anche quando - come in questo caso - il risultato complessivo non è eccelso e rimane lontano dai sui vertici assoluti.
L'anno in cui è ambientata la pellicola è il 1958 e il protagonista è Bruno, un giovane parigino fuggito dalla Francia in Svizzera dopo aver disertato.
A Ginevra, dove si è rifugiato, entra in contatto con Paul e Jacques, due persone poco raccomandabili che fanno parte dell'OAS, gruppo di estrema destra francese che si oppone al Fronte di Liberazione Nazionale Algerino.
Il capo dei terroristi lo incarica di uccidere un giornalista filoalgeriono (Palivoda) che lavora alla radio Svizzera.
Bruno però non è un killer, nè tantomeno un seguace delle posizioni propagandate dalla destra estrema ed eversiva: è, al contrario, un giovane curioso che ama la buona musica e la fotografia.
Messo alle strette, rifiuta la missione e non accetta l'incarico. Come conseguenza, i terroristi si mettono sulle sue tracce per fargli pagare il conto.
Si rifugia allora da Véronique, una ragazza legata alla causa algerina, cui ha promesso di fare delle foto e della quale si innamora. Accusato di fare il doppio gioco, sarà torturato, ma riuscirà a fuggire. Ritrovata la libertà, l'uomo decide così di lasciare la Svizzera insieme alla ragazza, ma le coperture di entrambi sono saltate e dovranno di conseguenza affrontare "a viso scoperto" il loro tragico destino.
Girato in pochissimi giorni a breve distanza da "A bout de souffle - Fino all'ultimo respiro", è uno dei sui film più ondivaghi proprio a causa dell'ambiguo modo con cui disegna la figura di Bruno e le sue indecisioni ed anche uno dei più dispersivi (anche se a suo modo efficace) con lunghe dissertazioni sul cinema, l'arte, la guerra, il nazionalismo e il comunismo.
E' comunque un'opera che affronta due argomenti scottanti per la Francia di quegli anni come la guerra d'Algeria che era ancora in pieno svolgimento, e la tortura a cui venivano sottoposti i prigionieri politici.
Problematiche affrontate con assoluta neutralità di pensiero che causò al regista molte critiche sia da destra che da sinistra, e un accanimento feroce da parte della censura che tenne l'opera bloccata per ben due anni. prima di darle il visto per una libera circolazione.
Provocatorio come sempre, molti anni dopo Godard - rigettando le accuse di qualunquismo che gli erano state mosse - spiegò che quello era stato invece un autentico film politico, realizzato per smentire l'accusa di disimpegno che veniva mossa nei confronti degli autori della Nouvelle Vague.
Nel ruolo di Véronique fa qui il suo esordio sullo schermo Anna Karina, che qualche mese dopo sposerà il regista, diventando per qualche anno anche la sua musa.
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