Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Secondo lavoro dell'iconoclasta Godard. Stilisticamente, un minestrone di jump-cuts, scavalcamenti di campo, panoramiche a schiaffo, immagini costantemente sovraesposte o sottoesposte e immagini traballanti. Il film è più interessante da un punto di vista strutturale: Godard porta all'estremo la narrazione per flashback wellesiana, giustapponendo senza soluzione di continuità voice-over ai dialoghi (o pensieri) diegetici, con effetti invero gradevoli. Interessante anche la colonna sonora, composta da pochissimi effetti sonori che salgono o scendono marcatamente di volume alla bisogna e in barba al realismo, e da qualche nota stonata di pianoforte qua e là messa a tessere adeguatamente il mood malinconico sottostante. Insopportabile, invece, al solito, il name-dropping godardiano: vengono variamente citati (e non mi riesce di immaginare funzione altra dal fornire narcisisticamente allo spettatore un campionario della cultura personale del regista) Renoir, Velasquez, Klee, Van Gogh, Beethoven, Mozart, Haydn, Giraudoux, Malraux, Lenin, Mao, Dreyer, Drieu La Rochelle, Aragon, Cocteau e altri. Altro aspetto che non amo di Godard è la poesia di dubbio valore di cui sente il bisogno di infarcire i propri film: "le spalle di una donna sono così belle e nobili", "sono sicuro che Dio non ha un ideale", "cos'è più importante, l'interno o l'esterno?" (più riuscita invece la nota battuta del protagonista Bruno "la fotografia è la realtà, il cinema è la realtà 24 volte al secondo"). Insomma, restando al primo Godard, mentre è vero che per sperimentare spesso è necessario andare a casaccio, a volte il frullato riesce (À bout de souffle, Vivre sa vie, Bande à part), altre decisamente no (Une femme est une femme, e Le Petit Soldat). Nel secondo caso si può sempre ripegare sull'eterna giustificazione degli errori "voluti" di cui Godard si vantava tanto (come nella scena del photo-shoot con Anna Karina: Bruno, costantemente in ombra in quanto ripreso con luce naturale che risponde ai dubbi di Veronica sulla mancanza di illuminazione adeguata con un "non preoccuparti, uso una pellicola molto veloce").
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