Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
Questo non doveva essere l'ultimo film di Mizoguchi, che infatti stava lavorando, con i suoi sceneggiatori, ad un nuovo progetto. Purtroppo, la leucemia non gli consentì di realizzare nuovi film, per una carriera che, già così, è fittissima ed intessuta di una serie che alterna grandi film a capolavori assoluti. "La strada della vergogna" è, secondo me, un grande film. Parla di problemi sociali, cui la prostituzione, tematica superficiale della storia narrata, è solo uno, forse il più degradante per le donne che vi approdano, dei possibili sbocchi. Nessuna delle cinque protagoniste del film è orgogliosa del proprio mestiere, accettato per assoluta necessità: quella di far crescere un figlio, di mantenere un marito malato, di accumulare i soldi per iniziare un'attività "onesta", ma anche quella di ribellarsi e far ricadere la vergogna su un padre che, con i suoi continui tradimenti, ha fatto morire la moglie di crepacuore e distrutto la famiglia. Mizoguchi, però, qui mette in evidenza tutte le contraddizioni di un paese che, alla metà degli anni Cinquanta, cessata ormai l'occupazione americana, sta correndo come un pazzo verso l'industrializzazione, lasciando indietro però molti dei suoi figli più deboli, e mantenendo, per di più, alcuni schemi mentali appartenenti ad una tradizione dura a morire. Così, per esempio, mentre contro le donne che esercitano il mestiere di prostitute si scagliano gli strali di tutti coloro che si ritengono moralmente onesti, gli uomini che frequentano il bordello sono semplicemente dei "clienti". In questo senso, Mizoguchi rifiuta di dare un giudizio negativo su Yasumi, la prostituta che carpisce il denaro ai clienti, abbindolandoli con la promessa di fuggire con loro, e, per di più, presta soldi a strozzo anche alle colleghe. Il giudizio morale di Mizoguchi sul problema della prostituzione, tuttavia, è chiaro, e si capisce da quale parte stia nel dibattito sulla messa al bando dei bordelli, quando mostra, nella scena che chiude, sfortunatamente, la sua filmografia, la faccia disperata della "novizia" che tenta di imitare le colleghe più scafate nell'adescamento.
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