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La fortezza nascosta

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La fortezza nascosta

di vermeverde
8 stelle

Il film (“Katushi-torida no san-akunin”) appartiene al filone jidai-geki, storie di samurai nell’epoca Tokugawa, molto frequentato da Akira Kurosawa ma si differenzia da altre pellicole drammatiche o tragiche perché alterna momenti seri ad altri più leggeri, divertenti, per la presenza di due contadini litigiosi e pusillanimi (tipici del teatro Kabuki), Tahei (Minoru Chiaki, caratterista presente in ben 10 film del regista) e Matakishi (Kamatari Fujiwara), i quali, nella costante ricerca di tornaconti economici o personali, finiscono sempre per combinare guai da cui sono tratti fuori o dalla fortuna o dall’intervento di altri, mai per capacità proprie.

La storia riguarda le vicissitudini della giovanissima principessa Yuki (Misa Uehara, suo unico film importante essendosi ritirata dal cinema due anni dopo), in fuga in territori nemici dopo una sconfitta e la morte del padre, scortata dal generale Rokurota Makabe (Toshiro Mifune, l’attore preferito da Kurosawa, insieme con Takashi Shimura), entrambi in incognito, che assolda i due contadini necessari per trasportare l’ingente quantità d’oro, nascosta in fascine, utile per la riscossa, che recano con sé. 

Il film è avventuroso e avvincente e non è privo di spunti critici sia verso il malinteso senso dell’onore che spinge la fedeltà verso il sovrano oltre i limiti dell’umanamente giusto, quale il sacrificio della sorella di Rokurota per salvare la principessa, peraltro indignata per questo comportamento, sia verso l’ingiusta e umiliante punizione del generale Tadokoro (Susumu Fujita, spesso presente nei film del regista) sconfitto in duello da Rokurota, suo amico anche se di parte avversa, come pure verso  la condizione delle donne (la ragazza venduta al mercante e riscattata dalla principessa) e l’utilizzo dei prigionieri di guerra per durissimi lavori forzati: spunti critici che alludono anche al comportamento dei giapponesi durante il conflitto mondiale. Le traversie della principessa costituiscono anche il suo percorso di crescita e le danno modo di rendersi consapevole della reale situazione del popolo, aspetti positivi riconosciuti da lei medesima nel finale.

La fortezza nascosta forse non raggiunge la complessità o la profonda sottigliezza dei  più celebrati capolavori del regista, ma ha tuttavia sequenze di altissimo livello e di grande impatto visivo, come la fuga dei prigionieri lungo la scalinata, quasi una citazione de La corazzata Potemkin, il coreografico duello con le lance (che ha ispirato George Lucas per Guerre stellari) e la coreografica danza dei contadini intorno al fuoco: sono sequenze che ne fanno un grande film che ha anche il grande merito di mantenere un perfetto equilibrio fra le scene drammatiche e quelle divertenti e che invogliano a ripetute visioni.

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