Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Film divertente, ma - c'era forse da dubitarne conoscendo il regista? - tutt'altro che stupido, questo di Kurosawa. Modello "confessato" da Lucas per il suo "Guerre stellari", definito "ariostesco", per l'aura di magia che aleggia intorno a tutta la vicenda, ma con derivazioni anche shakespeariane (i due protagonisti Tahei e Matakishi sembrano una versione farsesca di Rosencrantz e Guildenstern), La fortezza nascosta è anche una vicenda picaresca, per tutti i personaggi coinvolti, e un romanzo di formazione per la giovane principessa Yuki, che si trasforma strada facendo, da capricciosa "principessa sul pisello" a matura sovrana, capace di gesti di umanità e magnanimità. Come dice Tassone nel suo "Castoro" su Kurosawa, "La fortezza nascosta" «è il film più libero, disimpegnato, brillante, divertente» della carriera di Kurosawa; io aggiungerei, vario, animato, epico, tragicomico e spericolato, «un affresco storico trattato però alla maniera di un romanzo cavalleresco». E indubbiamente, pur mancando della tensione morale tipica di altri film in costume dello stesso regista (si pensi ai "Sette samurai" e a "Yojimbo"), "La fortezza nascosta" contiene alcune delle sue pagine più belle e giustamente celebrate di Kurosawa, come il duello tra Rokurota e Tadokoro, l'inseguimento a cavallo, e la fuga di massa degli schiavi dalla fortezza nella quale sono imprigionati, una sequenza degna di stare a fianco dei movimenti di massa orchestrati da registi quali l'Ejzenstein della "Corazzata Potëmkin". Se La fortezza nascosta fosse un libro, avrebbe potuto essere scritto a otto mani da Ariosto, Shakespeare, Dumas padre e Salgari: è invece un film, e un altro grande film del regista giapponese.
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