Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Ne La paura, di Rossellini, Ingrid Bergman viene punita in modo abbastanza perfido dal marito, da lei tradito mentre era pri-gioniero di guerra, facendola ricattare dalla ex amante dell’uomo con cui lo aveva tradito, e con la quale s’era messo d’accordo. Siamo in Germania, poco dopo la guerra, e il lavoro del marito – un biologo che fa esperimenti sugli animali, paralizzandoli con veleni per poi salvarli in extremis con antidoti sperimentali – serve forse anche a suggerire allo spettatore associazioni con nefandezze tedesche allora assai vicine, oltre a creare un parallelismo con l’esperimento psicologico nel quale anche consiste la sua vendetta: portare la donna al limite, per poi magari rivelare l’arcano della propria corresponsabilità nella persecuzione solo alla fine, dopo aver portato la donna all’esasperazione; invece sarà lei a scoprire tutto da sola, per sua fortuna. Sono passati pochi anni, nella finzione come nella realtà, dalla Germania anno zero, fra i nati dalle uova del serpente i pitoni, i boa e gli anaconda avevano pagato, ma molti dei serpentelli di minore stazza avevano semplicemente cambiato pelle, e anche il nostro biologo inquietante potrebbe esser stato uno sperimentatore su cavie umane in un lager, poi riciclatosi in scrupoloso professionista, e più in generale potrebbe annoverarsi in quella tipologia di farabutti raziocinanti, che nei film di Bergman si chiamano tutti Vergehrus.
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