Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Non è certo il caustico Rossellini degli anni del Neorealismo, ma anche nella sfera dei sentimenti e delle umane passioni si dimostra un regista capace di raccontare con efficacia un mondo fatto di mille gradazioni e sfaccettature
Rossellini, con ormai alle spalle la fortunata stagione del Neorealismo, nella ricerca di una nuova via cinematografica scelse di concentrarsi sull'ambito più intimista delle passioni e dei sentimenti. E così, dopo l'angosciante "Europa '51" e di "Viaggio in Italia", mostra ancora una volta la versatilità della Bergman (diventata nel frattempo anche sua compagna di vita) nell'interpretare le umane debolezze, in questo caso rappresentate da un sottile gioco vittima/carnefice tra una moglie fedifraga ma pentita ed un marito (che in realtà sa già tutto) che la fa ricattare da una donna per acuirne i sensi di colpa. Lo stile è, come al solito, asciutto e forse a volte fin troppo minimalista, ma il quadro che ne emerge è un efficace ritratto di una donna intimamente combattuta tra il desiderio di lasciarsi alle spalle una relazione clandestina ed il bisogno di tenere (ingenuamente) il marito all'oscuro di tutto, diventando però a sua volta vittima di un meccanismo ricattatorio. Ottima, come sempre, la Bergman all'ultimo film con Rossellini ed a pochi anni dalla loro definitiva separazione.
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