Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Penultimo dei cinque lungometraggi di Roberto Rossellini interpretati da Ingrid Bergman, "La paura" rientra fra quelli accolti male alla sua uscita da pubblico e critica, anche se poi verrà rivalutato in seguito.
Si tratta di un apologo sui temi della colpa, dell'espiazione e del perdono che può ricordare il cinema di Fritz Lang sia nei contenuti che nella forma, a tratti volutamente affine all'Espressionismo tedesco, anche se è evidente che Rossellini, subito dopo un capolavoro come "Viaggio in Italia", fosse in un momento di transizione a livello espressivo e di ripensamento del suo cinema, forse anche a causa della crisi con la sua moglie e musa Ingrid Bergman, che qui è ancora al massimo della sua forma nella recitazione. La Bergman è magistrale nell'esprimere stati d'animo contrastanti che virano all'angoscia come conseguenza di un adulterio che ha macchiato la sua serenità familiare e innescato una spirale di ricatto, con un colpo di scena a due terzi del film che risulta, come già osservato da qualcuno, un po' forzato e macchinoso, non perfettamente credibile nella trama nonostante la derivazione da una fonte letteraria prestigiosa come un racconto di Stephan Zweig.
A compromettere ulteriormente il risultato un finale stonato, francamente zuccheroso e moraleggiante e illogico se si considera il colpo di scena di cui si è detto, ed è un peccato perché tutta la prima parte può invece contare su buone intuizioni visive e una sceneggiatura ben strutturata. Dunque un film tutto sommato minore, certamente provvisto di una sua dignità nell'affrontare tematiche impegnative e in odore di esistenzialismo, o Neorealismo interiore, ma comunque un passo indietro rispetto alla celebre Trilogia della solitudine in cui il talento dell'attrice svedese aveva toccato vette altissime.
Voto 7/10
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