Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Lucien Cordier (Philippe Noiret) è un poliziotto responsabile dell'ordine pubblico a Bourkassa Ourbangui, cittadina del Senegal dove trionfa il malaffare, il caos sociale, la prostituzione. Cordier è uomo di non-legge, poco gli importa di quella popolazione senza regole, non è razzista, beninteso, e ha un concetto tutto suo del vivere e lascia vivere. E' insofferente, abulico, apparentemente sempre stanco, e trasandato. Un filosofo sui generis, preso per tonto soprattutto dai fratelli Jean Pierre e Marielle, tenutari di un bordello.
Cordier, infastidito e esasperato, chiede al suo superiore, Chavasson (Guy Marchand) come comportarsi con i due fratelli. Chavasson suggerisce di farli fuori fisicamente. Cordier lo prende in parola, uccide i due tenutari e li scaraventa nel fiume. Chavasson, troppo tardi, dice a Cordier che aveva scherzato, suggerendo l'omicidio dei due fratelli, e Cordier lo rassicura. I due uomini risulteranno scomparsi misteriosamente, ma non uccisi.
Qualcosa scatta nella mente di Cordier: la facilità con cui si è liberato dei due fratelli, lo eccita e lo trasforma in un omicida seriale.
Uccide il marito della sua amante, e provoca l'omicidio della moglie e del di lei amante. Ovviamente, nessuno di questi delitti è attribuibile a Cordier, divenuto una dissimulata macchina per uccidere, nascosta da una barba alla Yasser Arafat.
Definire magistrale l'interpretazione di Noiret è limitativo, Bertrand Tavernier ha creato un personaggio difficilmente ripetibile, estrapolandolo dal romanzo di Jim Thompson, che ne aveva immaginato la torbida vicenda in uno sperduto paese sudamericano.
Noiret ricopre un ruolo tutto sommato antipatico e scostante, eppure il film più di una volta- da drammatico e giallo - sfocia in commedia, dove gli ammazzamenti vengono giustificati nel nome dell'immensa immoralità dei tempi.
Impossibile descrivere efficacemente tutte le sfumature e le sfacettature di un film altamente raccomandato, per cui ritengo opportuno fermarmi quì, rivelare certi particolari e il finale non sarebbe leale.
Tavernier ha scelto una ambientazione più esotica, rispetto al testo originale del romanzo: il Senegal, e più precisamente Saint Louis e i dintorni di Louga. Il film è lento, luminoso, scandito da una colonna sonora dove si fondono musichette e swing. E contiene tutti i requisiti del giallo, che sfocia inevitabilmente nel più torbido noir, allietato comunque dalle fascinose presenze di Stéfane Audran e Irène Skobline.
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