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Dodes'ka-den

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Dodes'ka-den

di steno79
7 stelle

Pur essendo un ammiratore incondizionato dell'opera di Akira Kurosawa, non ho difficoltà a riconoscere qualche suo film minore come questo "Do des ka den". Il film è un ampio affresco delle classi disagiate paragonabile a certi film di Pasolini o Ettore Scola, ma nella struttura corale è girato come un film di Robert Altman tipo "Nashville" o "America oggi". Kurosawa volle tentare qualcosa di molto diverso dalle sue opere precedenti con un film di tono lirico e prevalentemente drammatico che a tratti non disdegna aperture visionarie, che purtroppo fu rifiutato dal pubblico e causo' una grave depressione all'autore. Il film è interessante soprattutto dal punto di vista formale con una fotografia a colori antirealistica e tendente alla deformazione espressionista che ricorda quella di "Deserto rosso" di Antonioni firmata da Carlo Di Palma; le storie parallele sono quasi una decina, con personaggi marginali, eccentrici o sofferenti a causa delle ingiustizie della vita. Fra le varie storie ho preferito quella della ragazza che viene abusata dallo zio e compie un gesto di rivalsa su un umile fattorino, che è una delle più attendibili e intense, mentre ve ne sono altre che sembrano quasi dei riempitivi come quella dei due mariti ubriaconi che si scambiano le mogli, oppure altre che tendono un po' troppo al patetico come quella del barbone a cui muore di fame il figlio piccolo. Come nuova testimonianza della fede nell'umanita' di Kurosawa il film è ammirevole e toccante, ma stavolta non è perfettamente equilibrato e si disperde in episodi meno riusciti che rendono più affannoso il ritmo. Fra gli attori si segnalano volti per lo più inediti, tra cui mi sono sembrati espressivi soprattutto quello che fa il barbone, con un trucco molto pesante, e la donna che torna dal marito che in sua presenza continua a strappare degli abiti: il suo monologo è uno dei momenti più efficaci della pellicola. Da notare anche le musiche di Toru Takemitsu, in particolare il refrain dolce e sognante che accompagna le prime e le ultime scene.

Voto 7/10

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