Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Fra le opere principali di Akira Kurosawa, "Cane randagio" stupisce per l'imponente dispiego di tecnica cinematografica da parte di quello che era uno dei registi più dotati, fantasiosi ed imprevedibili del suo tempo. Un talento onnivoro, che attingeva a piene mani dalle avanguardie occidentali per adattarle alla sensibilità nipponica. In "Cane Randagio" pare iniziare un nuovo film ad ogni nuova sequenza. I referenti si sprecano: c'è il barocco di Welles, il neorealismo italiano, l'impostazione del poliziesco americano e gli umori del noir, le sovraimpressioni oniriche di Vigo, il montaggio simbolista di Eisenstein, i chiaroscuri espressionisti di Lang, il documentario etc...Forse c'è fin troppo formalismo in questa continua revisione estetica operata dal regista nel corso del film. E' mia opinione che Kurosawa non rientri in una mia ideale e personale Top Ten di tutti i tempi, in quanto ad originalità ed influenza, poichè per quanto innovative e geniali siano state alcune soluzioni presenti nei suoi film, la sua estetica non ha mai avuto la stessa forza rivoluzionaria di un Murnau o un Welles o un Rossellini, nè la peculiarità inafferrabile e pressochè irripetibile di un Bunuel, nè l'originalità di un Bresson o di un Mizoguchi (indipendentemente dal fatto che la qualità media dei film di Kurosawa sia probabilmente superiore a quella di questi registi). Sia chiaro: Kurosawa resta un grandissimo. D'altra parte, essere fra i primi 10 dopo quasi 120 anni di esistenza del cinema è un privilegio per pochissimi. "Cane randagio" è un vibrante ed intenso viaggio nei bassifondi di un Giappone urbano prostrato dal dopoguerra. Lo sguardo del regista è ammirevole per la capacità di denunciare lo sbando economico, sociale e morale di una Nazione (10 anni prima di Oshima), senza però mai cadere nel moralismo predicatorio. Nei momenti in cui il fervore stilistico si quieta, per lasciare spazio ad una forma più placida e contemplativa, con piani fissi e ieratici, quasi ozu-iani, e personaggi ripresi di profilo o anche di spalle, nonchè disposti nell'inquadratura con ordine e rigore geometrico, c'è spazio per discorsi profondi, capaci di coprire un raggio tematico che va oltre la contingenza storico-sociale, per abbracciare temi etici ed esistenziali: l'ambiguità fra Bene e Male, il libero arbitrio contrapposto alla schiavitù del caso, il concetto di colpa, il confronto inter-generazionale (condotto da un memorabile tandem attoriale, Mifune e Shimura, impagabili per misura, spessore psicologico, sporadico humour), la sfuggente definizione della figura femminile. Kurosawa è esemplare nel mostrare una giustizia che brancola nel buio, che è costretta a sporcarsi le mani, a mischiarsi alla feccia per cavare un ragno dal buco. C'è un senso di impotenza, di inquietudine, un cattivo presagio che aleggia sulla detection dei due poliziotti. Ma come in altri film del regista, c'è sempre anche una immensa umanità di fondo, una pietas che concede spazio e tempo a tutti, che non giustifica certo il crimine e non si concede facili scappatoie buoniste, ma semplicemente riesce a guardare le persone al di là della loro riduttiva definzione di "buoni" o "cattivi": Kurosawa, senza bisogno di inopportuni psicologismi, sonda l'anima dei suoi reietti (criminali occasionali, poliziotti tormentati, onesti cittadini vittime della violenza, donne di malaffare) come pochi altri hanno saputo fare. "Cane Randagio" vanta alcune sequenze memorabili: dalla partita di baseball con la caccia al killer (con una gestione della suspence e una messinscena dei grandi spazi quasi hitchcockiana) al torrido erotismo sprigionato dalle ballerine grondanti sudore ed ammassate nel camerino, dalla strepitosa ed articolata sequenza del ferimento di Shimura (con un utilizzo geniale del sonoro, del fuori-campo e dell'ellisse) sino al duello a mani nude nelle sterpaglie fra Mifune e l'assassino. Ma anche la tenerezza di un momento di raccoglimento domestico, con una mdp che accarezza i tre figlioletti di Shimura. O il dettaglio di un frutto spappolato, gettato a terra da un marito distrutto dalla morte violenta della propria donna...E' evidente che non è necessario essere fra i 10 cineasti più originali di sempre per realizzare un film così bello.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta