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Cane randagio

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cane randagio

di sasso67
8 stelle

Dal punto di vista della trama e della forma narrativa, sembra un film americaneggiante, una sorta di noir edokiano, dove si forma la classica coppia di poliziotti: il giovane inesperto e impulsivo e l'anziano esperto e riflessivo. Fra l'altro, il giovane Mifune somiglia in maniera davvero notevole al giovane Gregory Peck. In realtà, ad uno sguardo più attento, si capta come la vicenda "poliziesca" di "Cane randagio" sia piuttosto un pretesto per far entrare la macchina da presa nei sobborghi della Tokyo postbellica, miserabile e disperata, per niente pubblicizzata dall'ufficialità giapponese del dopo Hiroshima, che dava un'immagine di sé di grande laboriosità e rigore morale. E chissà se, come accadde in Italia al tempo dell'uscita dei capolavori del neorealismo, si sia levata anche in Giappone la voce di qualche politicante ad intimare agli artisti che "i panni sporchi si lavano in famiglia". Il paragone con il neorealismo italiano, del resto, non è per niente peregrino, poiché la vicenda del poliziotto Murakami, che gira per Tokyo allo scopo di ritrovare la propria pistola che gli è stata rubata su un autobus (e con la quale un misterioso killer sta uccidendo una persona dopo l'altra), ricorda molto da vicino quella di "Ladri di biciclette", il cui protagonista si aggirava per gli anfratti più reconditi e meno "turistici" della Roma postbellica. In realtà, una differenza sostanziale, con il cinema neorealista italiano, c'è, poiché "Cane randagio" è piuttosto un giallo metafisico, una specie di quest medievale (in questo caso della Colt rubata) e un romanzo di formazione con Murakami nelle vesti di un moderno Andreuccio da Perugia di boccaccesca (che non si fraintenda il termine!) memoria e con il maturo Sato nella parte del "mediatore" della maturazione dell'eroe della vicenda. Alla fine, Murakami si ritroverà esausto al fianco dell'antagonista, con l'unica certezza di avere compiuto, lui, la scelta giusta, quella di stare, nonostante le brutte esperienze analoghe a quelle del bandito (la guerra, il furto subito) e nonostante un ambiente sociale avverso, dalla parte della legge.

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