Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Nella carriera del grande maestro Kurosawa il vero film di svolta è stato certamente "Rashomon", che lo è stato anche per tutta la cinematografia giapponese in Occidente; tuttavia, poco prima di quel mitico capolavoro Kurosawa aveva diretto questo solidissimo noir/poliziesco dal titolo "Cane randagio", un'esplorazione del Giappone nell'immediato dopoguerra alle prese con un vero e proprio sfacelo sociale e un'esplorazione delle radici del male dalle ascendenze dostoevskjane.
L'ispettore Murakami, interpretato da un giovane Toshiro Mifune agli albori del sodalizio con Kurosawa, viene derubato della sua pistola, con cui vengono commessi numerosi crimini da un disadattato, causando il suo senso di colpa; tuttavia Murakami verrà affiancato nelle indagini dal più maturo ispettore Sato, interpretato da Takashi Shimura, e saprà avvalersi della preziosa consulenza per risolvere il caso. Il film inquadra il caso criminale nelle coordinate morali di una riflessione su una società che ha perso qualsiasi punto di riferimento dopo la durissima sconfitta nel conflitto bellico, tuttavia Kurosawa governa la pellicola con magistrale sapienza compositiva, sia nella tenuta del ritmo, spesso molto sostenuto, sia nei valori figurativi delle sequenze che hanno un'ambientazione urbana nella metropoli di Tokyo, sia nella direzione degli attori. Nel film si ritrova la vena umanista del regista, riconoscibile in molti passaggi dove si disquisisce sulla natura dell'uomo ma viene fuori l'incrollabile fede kurosawiana nelle possibilità di miglioramento dell'individuo, di un superamento dei traumi che ne causano la cattiva condotta. Il duetto Mifune/Shimura fa scintille, con il giovane che ha un temperamento più impulsivo e brutale e che cerca di assorbire la saggezza del collega più anziano; entrambi insostituibili e ricchi di sfumature con un ottimo contorno di caratteristi. Pur non arrivando magari all entusiasmo assoluto di un Sadoul che disse che avrebbe dato cento Rashomon per un Cane randagio, mi sembra ormai pacifico riconoscere che il film è forse il primo vero capolavoro kurosawiano, una pellicola ancora ammirevole a tanti anni di distanza, un Noir giapponese che non ha nulla da invidiare ai migliori esemplari americani.
Voto 9/10
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