Regia di Tsui Hark vedi scheda film
Seguito superiore all'originale , prosegue le avventure di Wong Fei-Hung (Jet Li) medico e maestro di arti marziali . Wuxia da ricordare per i combattimenti del divo delle arti marziali Jet Li in sequenze superbamente coreografate, riesce a focalizzare meglio trama, personaggi e la ricostruzione del turbolento periodo storico.
Seguito superiore all'originale di Once Upon a Time in China, prosegue le avventure di Wong Fei-Hung (Jet Li) medico e maestro di arti marziali vissuto a fine Ottocento, eroe popolare cantonese e personaggio classico del cinema cinese e di Hong Kong.
Tsui Hark in questo scoppiettante wuxia mescola di nuovo con abilità, e stavolta con mano ancor più felice che nel primo film della saga, combattimenti, avventura, commedia e attenzione politica alla storia del suo Paese in un periodo di di instabilità e rivolgimenti. Se nel primo film aveva affrontato la penetrazione imperialistica delle potenze occidentali, qui racconta gli eccessi delle reazioni nazionaliste cinesi manifestatesi attraverso delle rivolte xenofobe dei Boxer, rappresentate dalla sanguinaria“setta del loto bianco”, responsabile di violenze contro gli stranieri e i cinesi accusati di seguirne la cultura. Fa anche incontrare a Wong il padre della repubblica cinese, Sun Yat Sen, ed il disegnatore della bandiera del Kuomingtang del cielo blu col sole bianco, che aiuterà nei loro piani rivoluzionari contro le autorità del morente Impero.
Giunti in treno a Canton per un seminario medico sull'agopuntura, i tre protagonisti sono travolti dalle turbolenze che sconquassano la città. Nel mirino della setta fanatica del loto bianco finisce anche la “tredicesima zia” (Rosamund Kwan), interesse romantico del protagonista a fatica occultato da un formale rispetto familiare, che con il lampo al magnesio della sua macchina fotografica attrae la furia dei nemici giurati di ogni penetrazione culturale occidentale. Il discepolo Leung Foon (Max Mok) è fin dal primo film invaghito della zia, diventando così inatteso rivale in amore del suo riverito maestro, oltre che principale apporto comico alla sceneggiatura.
Come gli altri capitoli della serie, Once Upon a Time in China II è ricordato per i combattimenti che vedono protagonista il divo delle arti marziali Jet Li, in sequenze superbamente coreografate. Seppur ambientato in un passato storicamente più prossimo di altri film del genere, il film appartiene al filone wuxia, con i protagonisti dei duelli che volano e fluttuano a mezz'aria durante i combattimenti sapientemente coordinati, con la grazia di balletti. Sono smaglianti la lotta di Wong contro centinaia di esalatati adepti della setta di bianco vestiti e lo scontro finale con corde e bambù contro l'agguerrito luogotenente dell'esercito imperiale (Donnie Yen). Molto bella anche la lezione di kung fu di Wong alla tredicesima zia, che lei vede riflessa sul muro in un romantico ballo delle loro ombre.
Rispetto al primo film, oltre alle lotte a mezz'aria Tsui Hark focalizza meglio la trama e i personaggi, senza mai allentare il ritmo serrato né far calare l'attenzione, merito anche di una trama più semplice e con meno personaggi secondari, più agile da gestire. La protagonista femminile guadagna spazio e il simpatico Leung Foon può accentrare l'attenzione che nel primo film condivideva con altri tre/quattro discepoli.
Montaggio, fotografia, costumi e ricostruzione storica sembrano tutti perfettamente allineati per la riuscita di un'opera di avventura e intrattenimento che, per far un paragone spero non improprio con il cinema occidentale, non sfigura al confronto con il miglior Spielberg di quegli stessi anni.
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