Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Uno sguardo impietoso sulla condizione umana. Kurosawa analizza da vicino l'insostenibilità dell'esistenza umana nello sguardo incredulo del protagonista, disperso nell'oceano di dolorosa mediocrità in cui improvvisamente scopre di essere naufragato. Watanabe non è solo il Giappone(se) del secondo dopoguerra, è verosimilmente l'uomo, impegnato quotidianamente e suo malgrado in una faticosa lotta a cavallo del nulla: ciò che c'è prima e ciò che c'è dopo la vita. E' in questo ragionamento che trova un senso l'espediente trovato dal protagonista per assicurarsi una sua memoria fra i posteri: dai bambini che nasceranno dopo la sua morte, il beffardo ciclo della vita potrà essere portato avanti. Film ironico, seppure difficilissimo e contenente numerose scene gravide di emozione; è inoltre un accorato appello all'unità, alla fratellanza, alla solidarietà umana. Entusiasmante.
Watanabe, grigio travet giapponese, scopre che un cancro allo stomaco gli lascia inesorabilmente solo sei mesi di vita. La disperazione partorisce però un'idea: costruire un giardinetto per i bambini; quando Watanabe lo vedrà ultimato, però, sarà ormai pronto per andarsene.
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